Iginio Massari rivela nel podcast Gurulandia il sorprendente fatturato annuale della sua azienda: una cifra da capogiro.
Dopo la polemica del panettone pink dello scorso anno, Iginio Massari torna a far discutere con dichiarazioni decise e una trasparenza sorprendente sui conti della sua attività. Ospite del podcast Gurulandia, il pasticcere più celebre d’Italia ha rivelato quanto fattura ogni anno la sua azienda. Ecco, a seguire, la cifra da capogiro.

Iginio Massari e la stoccata ai concorrenti di MasterChef
Nonostante il grande pubblico lo abbia conosciuto grazie a MasterChef, come riportato da Leggo.it, Iginio Massari non risparmia critiche ai partecipanti: “Dilettanti allo sbaraglio che forse non sanno cosa siano le uova“, dice con schiettezza. Riconosce però il valore dei giudici attuali, ovvero Bruno Barbieri, Antonino Cannavacciuolo e Giorgio Locatelli, che definisce “grandi personaggi“, e ammette che “lo spettacolo però lo fanno i concorrenti interessanti“.
La cifra folle che guadagna in un anno
La parte più discussa dell’intervista a Gurulandia, aggiunge Leggo.it, è senza dubbio quella in cui Iginio Massari rivela senza esitazioni: “Fatturo 20 milioni di euro all’anno“. Una cifra impressionante che riflette la solidità e il successo della sua attività.
L’azienda, che gestisce insieme al figli, oggi vale circa 16 milioni di euro, arrivando a sfiorare i 20 milioni con l’inclusione della storica sede di Brescia. Nonostante i numeri importanti, il pasticcere parla con semplicità del suo “microcosmo“. La gestione è affidata in gran parte al figlio Nicola, che il Maestro definisce “più imprenditore” e coinvolto “a 360 gradi” nell’intera struttura aziendale.
Alla base di tutto, c’è un controllo maniacale delle materie prime, fornitori artigianali selezionatissimi e una produzione centralizzata. Massari è categorico: “In pasticceria non esiste il quanto basta, ma solo il quanto serve“. A suo avviso, il futuro della pasticceria non guarda al passato, ma punta tutto sulla qualità. Perché, come afferma lui stesso, “siamo ciò che mangiamo oggi“, non ciò che eravamo ieri.