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“Lo trattava come un bancomat”: parla la vedova di Stefano D’Orazio, l’accusa contro Francesca Michelon

STEFANO D'ORAZIO

La vedova di Stefano D’Orazio replica a Francesca Michelon e svela il retroscena più doloroso dopo la morte del musicista, dal risarcimento al test del Dna.

A distanza di anni dalla scomparsa di Stefano D’Orazio, il suo nome torna al centro di una vicenda dolorosa e controversa che continua a dividere e far discutere. Dopo il recente intervento di Francesca Michelon, figlia biologica del compianto musicista dei Pooh, a rompere ora il silenzio è la vedova, Tiziana Giardoni, che sceglie di chiarire pubblicamente la propria posizione.

La difesa della memoria di Stefano D’Orazio

Tiziana Giardoni non nasconde l’amarezza per una storia che, a suo dire, continua a colpire profondamente la figura del marito. In un’intervista al Corriere della Sera, la vedova spiega di sentirsi colpita non tanto dalle critiche personali, quanto dal modo in cui viene raccontato Stefano D’Orazio: “Le critiche rivolte a me posso anche accettarle, ma non tollero che venga messa in discussione la lealtà e la bontà di mio marito”.

Secondo Giardoni, il batterista dei Pooh avrebbe vissuto un lungo periodo di sofferenza emotiva legato al rapporto mai realmente nato con Francesca Michelon, sua figlia biologica. Un legame che, racconta, non si sarebbe mai trasformato in una relazione affettiva autentica, nonostante il desiderio di Stefano di costruire un rapporto vero e sincero.

La vedova respinge anche le accuse di essersi intromessa nella vicenda, chiarendo di aver sempre rispettato le scelte del marito: “Io rispettavo la volontà di mio marito, che voleva a un certo punto minimizzare gli incontri per la sofferenza che gli procuravano”.

Riccardo Fogli, Red Canzian, Stefano D'Orazio, Tiziana Giardoni, Dodi Battaglia e Roby Facchinetti
Riccardo Fogli, Red Canzian, Stefano D’Orazio, Tiziana Giardoni, Dodi Battaglia e Roby Facchinetti

Il risarcimento e il momento più duro: parla Tiziana Giardoni

Il nodo centrale della vicenda riguarda la richiesta di risarcimento per danni psicofisici, pari a 100mila euro, avanzata nei confronti di Francesca Michelon. Giardoni precisa che non si tratta di una nuova azione legale: “Le domande di risarcimento sono le stesse già presentate in primo grado e riproposte in appello”. Per la vedova, quei danni sarebbero legati allo stato di profonda sofferenza vissuto da D’Orazio, segnato – secondo il suo racconto – da continue richieste economiche.

È qui che arrivano le parole più dure: “Francesca Michelon lo trattava da bancomat”, riferisce Giardoni, aggiungendo che Stefano arrivò a definirsi così, al punto da dover ricorrere a cure mediche e antidepressivi. Un dolore che avrebbe inciso anche sulla vita privata della coppia, portandoli a una scelta sofferta: “Per evitare di soffrire ancora, rinunciammo ad avere figli. Accettai per amore, ma non è stato facile”.

Il passaggio più devastante, però, sarebbe arrivato dopo la morte del musicista, avvenuta il 6 novembre 2020. È allora che, racconta la vedova, gli avvocati di Francesca Michelon chiesero il test del Dna sul corpo di Stefano appena deceduto: “Quando è morto ha chiesto il test del Dna”. Un gesto che Giardoni definisce ancora oggi traumatico, mentre confessa di sentirsi sostenuta soltanto dalla propria famiglia.

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ultimo aggiornamento: 18 Dicembre 2025 12:38

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