Nel pieno dell’era digitale, il fascino del vinile resiste e conquista nuove generazioni. Oggi i dischi rari italiani valgono una fortuna: ecco i più ambiti e preziosi.
Negli ultimi anni, il vinile italiano è tornato protagonista tra collezionisti e appassionati, diventando oggetto di culto per chi cerca pezzi iconici e rari: scopriamo quali sono i vinili italiani più ambiti e quanto valgono oggi.
Vinili, la nuova passione pop
Nel futuro digitale che inghiotte piattaforme e streaming, il vinile – per anni relegato nei mercatini dell’usato – si è preso la sua rivincita. Oggi la soddisfazione di sfogliare una copertina, sentire il fruscio del disco e godersi la musica in modo fisico regala emozioni introvabili online.
Negli ultimi dieci anni, il vinile è tornato ad essere non solo un formato vintage, ma il protagonista di una nuova passione pop, sorpassando spesso persino il CD. Oltre alle nuove pubblicazioni, è la caccia ai pezzi storici che alimenta il sogno dei collezionisti italiani. Scopriamo quali sono i più rari (e preziosi).
I più rari che fanno impazzire i collezionisti
Dal rock psichedelico al cantautorato, ci sono alcuni vinili in particolare che sono diventati veri e propri tesori. Se volete fare un tuffo nella storia della musica italiana – e magari un investimento dal sapore pop vintage – questi vinili rari sono il massimo da inseguire, tra emozione tangibile e nostalgia analogica.

Ecco i titoli più preziosi del mercato italiano.
“Ma cosa vuoi che sia una canzone” segna il primo passo di Vasco Rossi nella musica, ma all’epoca -1978 – nessuno gli dava fiducia. La Lotus, piccola etichetta, ne stampò appena 2.000 copie destinate a Lombardia ed Emilia Romagna, rendendolo subito una rarità. Il disco solo in seguito è diventato oggetto di culto: oggi il suo valore può superare i 2.000 euro e in certi casi ha sfiorato anche i 5.000 euro nei negozi di collezionismo.
L’album d’esordio “Ingresso Libero” (1974) di Rino Gaetano nasce tra sogni e insuccessi: le sue vendite furono così basse che si narra che il cantautore abbia addirittura distrutto personalmente molte delle copie invendute. Oggi sopravvivono pochi esemplari e il loro valore sul mercato oscilla tra i 1.200 e i 1.400 euro, una vera perla per gli appassionati del cantautorato italiano.
Lucio Battisti debuttò nel 1966 con “Dolce di giorno / Per una lira”, un 45 giri stampato in appena 1.000 copie, di cui solo la metà effettivamente vendute. Il disco fu accolto con freddezza e venne presto dimenticato, ma oggi è uno dei titoli più ricercati dai collezionisti. Il valore può superare i 1.500 euro se in condizioni perfette.
L’album “Contrasto” dei Pooh, lanciato a loro insaputa nel 1968, conteneva brani inediti e non approvati e, una volta scoperta la pubblicazione, la band ne impose il ritiro quasi immediato dal mercato. Solo 1.000 copie furono prodotte, diventando una leggendaria rarità dal valore variabile: si parte da circa 1.200 euro fino ad arrivare anche a 1.800 euro.
“Ad Gloriam” (1969) de Le Orme, anche per via della sua tiratura ridotta, rappresenta un oggetto da sogno per i collezionisti. Una copia originale può avvicinarsi alla cifra di 3.000 euro.