A Ciao Maschio su Rai 1, Tiberio Timperi racconta la sua infanzia, il dolore per un amore e la carriera iniziata in un sottoscala.
Mentre Eleonora Pedron, l’ex Miss Italia, è a un passo dalla laurea, Tiberio Timperi sceglie di raccontarsi a Ciao Maschio, nella puntata in onda su Rai 1. In un’intervista, come riportato da Adnkronos, con Nunzia De Girolamo, il giornalista e conduttore ripercorre le tappe più significative della sua vita. Dai sogni nati in un sottoscala alla mancanza di affetto materno, il dolore della rottura fino alla realizzazione di una carriera.

Ciao Maschio, Tiberio Timperi a cuore aperto da Nunzia De Girolamo
“Volevo fare esattamente quello che poi ho fatto. Ma non ho avuto la mia famiglia sempre dalla mia parte“, ha dichiarato Tiberio Timperi, ripensando all’inizio del suo percorso. A soli 14 anni, in un luogo tutt’altro che convenzionale, ebbe un’illuminazione: “In un sottoscala di un bar a Cesenatico, dove c’era una piccola radio“.
Cresciuto in una famiglia umile, ha raccontato: “I miei erano operai: oggi li definiremmo poveri, ma all’epoca c’era una dignità diversa“. Durante l’intervista, Nunzia De Girolamo gli ha chiesto: “Quindi le carezze ti sono mancate?“.
La risposta è arrivata con sincerità : “Sì, da parte di mia madre sono mancate. Ma mio padre, per molti versi, ha cercato di sopperire. L’analisi mi ha aiutato a capirlo, la faccio ancora oggi: credo sia importante, perché c’è un sentire sbagliato su queste cose“. Quando gli viene chiesto se quelle carezze siano poi arrivate, sorride e afferma: “Ho imparato a farne a meno“.
“A 16 anni ho guardato per un anno il soffitto”
In un passaggio particolarmente intimo, aggiunge Adnkronos, il conduttore ha condiviso un ricordo dell’adolescenza: “A 16 anni mi lasciò una ragazza. Per un anno intero guardavo il soffitto. Mio padre era molto preoccupato. Pensavo, romanticamente, che per me fosse finita“.
“Poi ho capito che nella vita esistono tanti amori…per quante vite vuoi vivere”, aggiunge. Tiberio Timperi ha concluso con un pensiero sulla sua carriera, riconoscendo di aver seguito fino in fondo il proprio sogno: “Alla fine ho fatto davvero il lavoro che sognavo. E ogni volta che accendo un microfono, so che quella voce nel sottoscala aveva ragione“.