Traffico di cuccioli dall’Est Europa all’Italia: ecco cosa c’è sotto

Un vero e proprio sistema milionario, il traffico illegale di cuccioli dall’Est Europa all’Italia. Ma cosa si nasconde dietro questo commercio atroce?

Un giro d’affari milionario, secondo solo al business della droga e delle armi: questo è il traffico di cuccioli che provengono dall’Est Europa.

Il traffico di cuccioli, provenienti dai paesi dell’Est e importati in Italia, è parte di un commercio illecito, straordinariamente redditizio, che fa capo ad associazioni criminali transnazionali. Parliamo principalmente di cani di razza, un mercato parallelo che smuove milioni di euro.

Quello nella tratta dei cuccioli è un viaggio all’interno di un sistema criminale le cui proporzioni sono ancora poco note. I trafficanti possono agire indisturbati nel cono d’ombra delle leggi statali e comunitarie. Fino agli anni Duemila, quando si è cominciato a parlare per la prima volta di “zoomafia” e dei fenomeni connessi, questo complessa attività criminale ha potuto prosperare grazie alla scarsissima attenzione da parte della Legge.

Cosa c’è dietro al traffico di cuccioli

Il traffico dei cuccioli che provengono dall’Est Europa è davvero una pratica atroce e soprattutto molto pericolosa. In primis, perché si arricchiscono i gruppi mafiosi che stanno dietro queste pratiche.

Ma tutto questo è dannoso anche per quei poveri cuccioli che vengono venduti, che a volte si ammalano e portano nel nostro Paese malattie pericolosissime.

Sono tanti gli episodi che la Guardia di Finanza ha sventato: proprio oggi 1° febbraio ha smantellato un’organizzazione dedita al traffico di cani di razza nella zona dei Castelli Romani. I finanzieri hanno eseguito tre ordinanze di custodia agli arresti domiciliari nei confronti di altrettante persone, tra cui un funzionario pubblico che, avrebbe “chiuso un occhio”, in cambio di regalie, dopo aver scoperto un allevamento abusivo. 

Stando al Rapporto Zoomafia 2021, nei Paesi dell’Unione Europea vengono movimentati circa 46 mila cani e solo nella metà dei casi è possibile la tracciabilità, cioè ricostruire il percorso che li ha portati dalla nascita al destinatario: il resto diventa profitto per il mercato clandestino.