Le previsioni sul mercato del lavoro indicano un settore in particolare come il più esposto all’avanzata dell’Intelligenza Artificiale.
L’ipotesi che alcune professioni possano scomparire a causa dell’intelligenza Artificiale non è più percepita come una fantasia catastrofista. Secondo quanto riportato dall’ideatore di ChatGPT, questo scenario non solo sarebbe plausibile, ma potrebbe concretizzarsi prima del previsto. Un lavoro oggi importante per migliaia di persone, infatti, potrebbe essere affidato interamente alle macchine: per questo, sono nate le prime preoccupazioni, soprattutto tra chi teme un futuro in cui le competenze umane non saranno più ritenute indispensabili.
Un lavoro potrebbe sparire a causa dell’IA
Il timore collettivo nasce dal pensiero che una tecnologia capace di apprendere e rispondere in autonomia possa privare molti del proprio ruolo professionale. Eppure, nonostante la velocità con cui avanzano gli algoritmi, una parte della società è convinta che l’intervento umano resti imprescindibile in diversi ambiti.
Si sottolinea spesso che una macchina, per quanto sofisticata, non possa replicare empatia, intuito, capacità di ascolto e tutte quelle sfumature emotive che caratterizzano la relazione tra persone. Eppure, secondo diversi esperti, esisterebbe almeno una categoria lavorativa particolarmente espostam all’azione dell’intelligenza artificiale.

Tra quelle più a rischio, c’è proprio l’assistenza clienti. Sam Altman, CEO di OpenAI, avrebbe spiegato che le professioni legate ai call center, alla telefonia e ad alcune attività IT potrebbero essere soppiantate dall’IA, capace di gestire flussi elevati di richieste in modo più veloce, continuo e standardizzato.
Alcuni sostengono che l’IA non eliminerà posti di lavoro, ma permetterà ai lavoratori di essere più efficienti. Altri ritengono, invece, che anche professioni altamente qualificate, come quelle mediche e legali, siano destinate – prima o poi – ad essere trasformate radicalmente. Molti lavoratori sono così invitati a riflettere sul valore aggiunto della propria professionalità: ciò che fanno può essere replicato da una macchina con risultati identici?
Le professioni nel mirino secondo le analisi più recenti
Uno studio condotto da LiveCareer ha ampliato tale dibattito, delineando un quadro considerato allarmante.
Sono state individuate dieci professioni particolarmente vulnerabili, accomunate dal carattere ripetitivo delle mansioni svolte. Tra queste, ci sono gli addetti all’inserimento dati, cassieri, contabili, operatori di magazzino, analisti di mercato junior, teleoperatori e rappresentanti del servizio clienti.
Il rapporto stima in 4,75 milioni i lavoratori potenzialmente esposti, sottolineando che né un diploma né una laurea offrono una protezione certa dall’avanzamento dell’intelligenza artificiali in tali settori.