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Le lauree che non garantiscono un impiego: i dati aggiornati sulla disoccupazione

cappello di laurea libri

La nuova indagine sul rapporto tra studio e lavoro rivela profonde differenze tra aree disciplinari e mette in luce quali lauree espongono maggiormente al rischio di disoccupazione.

La scelta del percorso universitario continua ad incidere, in modo determinante, sulle prospettive occupazionali dei giovani. Lo mostra l’ultima rilevazione sulla condizione dei laureati, che ha messo in evidenza come, a distanza di un anno dal titolo magistrale, quasi quattro laureati umanisti su dieci risultino ancora alla ricerca di un impiego stabile. Un dato che conferma, seppur in un quadro generale di miglioramento, il forte divario tra i profili tecnico-scientifici e quelli legati alle discipline umanistiche.

Disoccupazione, le lauree che non garantiscono un lavoro stabile

Lo studio, che ha coinvolto 690.000 laureati provenienti da 81 atenei, ha registrato un tasso di occupazione in crescita per tutte le tipologie di titolo.

Chi ha conseguito una laurea triennale o magistrale nel 2023 va incontro ad un inserimento lavorativo pari al 78,6% dopo dodici mesi, risultato che supera i livelli pre-pandemici. Tuttavia, gli analisti hanno sottolineato come la situazione dei laureati triennali sia più complessa da decifrare, poiché oltre il 60% preferisce proseguire gli studi: ciò influenza le tempistiche per l’ottenimento del primo impiego.

RD_Laurea_Cappello_Diploma
RD_Laurea_Cappello_Diploma

Per avere una fotografia più chiara, l’attenzione si è concentrata su quel 34,4% che decide di entrare subito nel mercato del lavoro; una quota in costante crescita, alimentata anche dal numero di studenti adulti, spesso già occupati e con strategie professionali differenti, rispetto a quelle dei coetanei più giovani.

L’analisi per aree di studio ha messo in luce squilibri ormai noti, ma ancora profondi. Ad un anno dalla laurea triennale, informatica e ICT superano il 90% di occupazione, seguiti dal settore medico-sanitario.

Sul versante opposto, arte, design, lettere e lingue mostrano percentuali molto più contenute, che oscillano fra il 60 e il 67%. Un andamento simile riguarda i corsi magistrali: ingegneria, informatica e ambiti tecnologici confermano tassi vicini alla piena occupazione, mentre giurisprudenza, psicologia e le discipline letterarie restano al di sotto della media nazionale.

Gli esperti hanno, però, ricordato che, in alcuni ambiti, come quello psicologico o giuridico, percorsi post-laurea obbligatori e/o non retribuiti possono rallentare l’ingresso effettivo nel mercato.

Cosa accade nel medio periodo

Sul medio periodo, a cinque anni dalla laurea, molti gruppi disciplinari raggiungono la piena occupazione o ci si avvicinano, soprattutto in ingegneria, ICT, medicina, architettura, economia e settore farmaceutico.

Più fragili restano i percorsi umanistici, linguistici e politico-sociali, che – tuttavia – superano spesso l’80% di occupazione, segno che il mercato del lavoro tende ad assorbire gradualmente anche questi profili.

Le progressioni più importanti riguardano proprio i settori inizialmente più deboli: i laureati in lingue recuperano oltre 35 punti percentuali tra il primo e il quinto anno, quelli in lettere quasi 35, mentre arte e design superano i 32 punti.

Tra i magistrali, emergono psicologia e giurisprudenza, che fanno registrare incrementi superiori ai 40 punti.

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ultimo aggiornamento: 12 Dicembre 2025 9:54

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