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“Amore e odio”: Giulio Golia ricorda Nadia Toffa

Giulio Golia

Giulio Golia si racconta a Verissimo tra carriera, dolore e l’emozionante ricordo di Nadia Toffa. Le parole sulla collega scomparsa.

Nel salotto di Verissimo, Giulio Golia ha mostrato il suo lato più autentico, raccontando una vita fatta di coraggio, sacrificio e tanta ironia. Con la consueta schiettezza, l’inviato de Le Iene ha ripercorso gli anni di carriera e le inchieste più rischiose. Ma oltre al lavoro da giornalista, Golia ha anche rivelato dettagli inediti della sua vita privata e un racconto speciale sul rapporto con la collega scomparsa Nadia Toffa.

Giulio Golia: “Mi daranno l’accompagnamento”

Mi hanno sparato due volte, hanno cercato di mandarmi fuori strada, ma io non mi fermo” ha rivelato a Silvia Toffanin. Poi, con un sorriso, ha aggiunto: “La paura c’è, ma l’ho scelto e lo faccio da 28 anni. Tra un po’ Mediaset mi darà l’accompagnamento“.

Nel parlare della sua vita privata, Giulio Golia ha mostrato un sorriso pieno di affetto: “Claudia è con me da 28 anni e sposata da 13. È intelligente, risolutiva. Fare Le Iene è complicato, ma lei non vede mai il problema, solo la soluzione“. Il matrimonio, racconta, è arrivato in modo insolito: “Ci siamo sposati in barca a vela, volevo farle una sorpresa. Ma poi ho pensato che magari voleva mettersi qualcosa di bello“.

Il momento più toccante dell’intervista è stato però il ricordo di Nadia Toffa, collega e amica indimenticabile: “Il nostro era un rapporto di amore e odio, ma lei era speciale. Nadia era tutto: cucciola, punching ball, simpatica, seria e cazzuta. Fare Le Iene con lei era un’avventura ogni giorno diversa“.

Il dolore per la madre e i ricordi d’infanzia

Durante l’intervista Golia ha parlato della madre, una figura centrale nella sua vita: “Era una donna forte, caz*uta, riusciva a tenere testa ai figli maschi. Prima il Parkinson, poi la demenza e l’Alzheimer… cercavo di farla ridere, di portarla in giro“.

Tra commozione e tenerezza, ha ricordato come cercasse di restarle vicino: “Le facevo leggere le notizie e poi me le facevo ripetere. Era stata un’insegnante terribile, lo dicevano tutti i suoi ex alunni“.

Non è mancato un ricordo del padre, perso da bambino: “Era spettacolare, amava il mare. Si è ammalato quando avevo sei anni e da lì la mia vita è cambiata“. Da quel momento, il piccolo Giulio imparò presto a difendersi dal mondo: “A scuola mi chiamavano ‘ciccione campanaro‘, ‘terone‘. Papà mi disse: ‘A moneta rispondi moneta. Finché è uno scherzo, si scherza, ma poi…‘”.

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ultimo aggiornamento: 20 Ottobre 2025 11:10

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