Sul caso Corona-Signorini parla Vladimir Luxuria: niente processi sui social e un duro affondo contro la shitstorm che ha già emesso sentenze.
Negli ultimi giorni, il mondo dello spettacolo e dei social è stato attraversato da un’ondata di commenti, polemiche e reazioni sempre più accese. Al centro dell’attenzione, Alfonso Signorini, Fabrizio Corona e una serie di accuse e presunte ricostruzioni che stanno facendo discutere ben oltre i confini del gossip. In questo clima teso e rumoroso, a prendere la parola è stata anche Vladimir Luxuria, che ha scelto di intervenire con toni misurati ma estremamente netti, spostando il focus dal contenuto delle accuse al modo in cui vengono affrontate e amplificate sui social.
Tra spettacolo, gossip e processi mediatici
Vladimir Luxuria conosce bene le dinamiche televisive e mediatiche. Nel corso della sua carriera è stata alla guida de L’Isola dei Famosi e ha ricoperto il ruolo di opinionista al Grande Fratello, pur non avendo mai lavorato direttamente con Alfonso Signorini alla conduzione. Proprio per questo, il suo intervento appare distante da logiche di schieramento personale.
Nel suo post su Instagram, Luxuria ha chiarito subito la propria posizione: “Sul cosiddetto ‘sistema Signorini’ non spetta a me fare processi né di assoluzione né di condanna. Se si è commesso o meno un reato in uno Stato di diritto lo stabilirà la giustizia”.
Una presa di distanza netta dal tribunale dei social, che secondo lei ha già emesso sentenze senza attendere verifiche, prove o pronunciamenti ufficiali.
“Sistema-Signorini”: parla Vladimir Luxuria
Il cuore del discorso di Vladimir Luxuria arriva nel passaggio più duro e significativo del suo intervento. L’ex parlamentare non si concentra tanto sulle rivelazioni di Fabrizio Corona, quanto sulle conseguenze mediatiche che ne sono derivate. “Noto con amarezza che a livello mediatico si è già giunti alla condanna con uno shitstorm sui social che va ben oltre la voglia di conoscere la verità”.
Luxuria denuncia apertamente la deriva dei commenti online, parlando di “volgare morbosità” e di una “nauseante omofobia” che, a suo dire, ha accompagnato la diffusione dei video e delle accuse. E affonda ancora di più il colpo quando aggiunge: “Se c’è finora una condanna certa è per chi usa i social come rete fognaria per evacuare odio per un pugno di like e visualizzazioni”.
Il messaggio è chiaro: al di là di eventuali responsabilità individuali, ciò che emerge con forza è un problema più ampio, legato all’uso spregiudicato dei social e alla mancanza di autocritica di chi cerca visibilità “senza pietà e senza umanità”.