La solitudine è un sentimento che talvolta ci spaventa: ma nuoce per davvero sempre al nostro benessere? No, vediamo perché.

Più il mondo va avanti più si tende a proiettare la propria esistenza in una rete sociale che, nel pensiero comune, deve essere fitta di rapporti, continua condivisione e approvazione degli altri. I social network sono una vetrina della nostra vita, nella quale cerchiamo in ogni modo di dimostrare quanto la nostra vita sia meravigliosa. E lo facciamo principalmente attraverso immagini che ci ritraggono insieme ad altra gente, con il sorriso stampato in faccia.

Il nostro umore viene condizionato dal numero di interazioni che riceviamo, i like che otteniamo ed i commenti, positivi o negativi che arriveranno inesorabili. Tendiamo quindi ad affidare il nostro benessere o la nostra tristezza ai consensi ricevuti sui social: insomma, i social network e la depressione sono due concetti decisamente collegati.

Questo atteggiamento lo abbiamo anche nella vita reale: più interagiamo con gli altri e instauriamo relazioni più ci sentiamo sicuri e completi. Ma funziona davvero così? Davvero gli altri ci completano e ci forniscono gli strumenti per affrontare la nostra vita in maniera più sicura e serena?

Numerosi studi di psicologia dimostrano come non sempre la solitudine implica l’isolamento emotivo. Anzi, molto spesso stare soli ci permette di viverci intensamente, instaurando con noi stessi una forte complicità, capace di liberarci da ansie, insicurezze ed immotivato senso di inadeguatezza.

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Definizione del concetto di solitudine

Spesso tendiamo a credere che solitudine sia sinonimo di isolamento. Questo non è necessariamente vero. L’isolamento può essere effettivamente una delle cause della solitudine che la dipingono come qualcosa di terribile, ed in questi casi in effetti può esserlo.

Ma in moltissimi altri casi la solitudine è un’opportunità che diamo a noi stessi per viverci nel profondo, per conoscerci, per superare dei limiti e per accettarne altri. Ci rende più sicuri e coscienti, capaci di affrontare la vita senza troppe ansie e paure.

Dobbiamo dunque fare un passo indietro e fare una differenziazione fondamentale nella definizione di paura. Ne esistono due tipi: quella indotta e quella forzata.

Solitudine indotta

Ci riferiamo a quello stato in cui, nonostante le nostre interazioni sociali non siano minate da problemi oggettivi, ci troviamo a dover affrontare un periodo durante il quale non potremo contare sull’appoggio di terzi. Questa condizione ci spaventa, convincendoci che il nostro umore ne uscirà fortemente compromesso. Questo è il caso in cui la solitudine rappresenta una importantissima opportunità: quella di liberare la mente, e diventare amici intimi di noi stessi, rinforzando autostima, sicurezza e gratificazione.

Solitudine forzata

In questo caso parliamo appunto di isolamento. Uno stato fisico e mentale molto difficile da superare, generalmente provocato da pensieri discriminatori che identificano nel “diverso” un aspetto negativo e pericoloso. Questo processo mentale induce alcune persone ad allontanare chi non ci rappresenta completamente. Per il colore della pelle, il modo di pensare, per un defit cognitivo o magari per una disabilità più o meno evidente. Da questo tipo di solitudine è molto difficile fuggire e molto spesso è in gradi di sfociare in episodi depressivi e comportamenti patologicamente dissociati.

Quando reagire e quando abbandonarsi alla solitudine

Non esiste una regola chiara e precisa. Le reazioni umane sono imprevedibili e totalmente soggettive. Quello che possiamo consigliare però è cercare di vedere la propria personale situazione nella maniera più lucida e distaccata possibile. Se avvertiamo la possibilità di poter volgere le cose a nostro favore non esitiamo: immergiamoci nella solitudine e viviamola a fondo, cercando di migliorare noi stessi e imparando ad amarci di più

Se invece avvertiamo chiaramente un senso di isolamento dal quale non riusciamo ad uscire non facciamo passare troppo tempo, rischieremmo di inciampare in pericolose condizioni depressive. Contattiamo dunque un buon professionista di psicoterapia e affrontiamo questo difficile stato con l’aiuto di chi può davvero farci tornare a sorridere.

DONNAGLAMOUR ULTIM'ORA

ultimo aggiornamento: 15 Novembre 2022 10:17


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