Quando portare un bambino al pronto soccorso? Ecco come valutare alcune situazioni tipiche di emergenza e allarme.

Quando si hanno bambini piccoli, soprattutto se si è neogenitori, si è sempre in ansia per la loro salute e ad ogni malanno, anche di poca rilevanza, si è colti spesso impreparati così si ha la tendenza a rivolgersi al pronto soccorso anche quando non è necessario.

Il buon senso e la conoscenza di come far fronte a determinate situazioni possono aiutare a mantenere sotto controllo il proprio stato di preoccupazione e portare a una risoluzione del problema rimanendo tranquillamente a casa.

Solitamente il primo riferimento per mettere a tacere dubbi o allarmismi è il pediatra di fiducia che, anche telefonicamente, può dare un proprio parere e indicare una visita immediata o altra soluzione. Tuttavia, se il malessere si presenta di sabato o domenica, quando il pediatra non è reperibile insomma, ecco che il riferimento per i genitori è il Pronto Soccorso più vicino a casa.

Molti accessi sono però falsi allarmi o emergenze sopravvalutate dai genitori che preferiscono recarsi in un centro ospedaliero perché, spesso, non sanno come comportarsi (è il caso della febbre alta).

Capire quindi quando portare un bambino al pronto soccorso è fondamentale per evitare inutili attese, uscite con un bambino ammalato che può reagire agli spostamenti con agitazione e irritazione.

Se il bambino che ha la febbre, anche alta, presenta comunque buone condizioni di salute, si alimenta, parla normalmente, cammina, gioca non si tratta di urgenza seria per cui è necessario rivolgersi al Pronto Soccorso, in caso in cui si presentino convulsioni febbrili, anormalità nel comportamento del bambino potrebbe essere il caso di consultare il medico e, in caso di sua irreperibilità, una struttura ospedaliera.

Altrettanto importante è saper valutare i traumi. Il bambino può subire un trauma abbastanza frequentemente, ma non sempre la sua entità sarà tale da doversi recare al pronto soccorso. I segni d’allarme in questo caso sono disturbi del comportamento, alterazioni neurologiche, cefalea, vomito, sonno non tranquillo e mancanza di reattività quando sollecitato.

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ultimo aggiornamento: 14 Dicembre 2020 11:55


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