Attore, regista e pedagogo teatrale: Savino Paparella si è distinto in progetti fedeli alla tradizione, ed aperti alla sperimentazione.
La carriera artistica di Savino Paparella, iniziata nei primi anni ’90, si è articolata tra teatro, cinema e televisione, con un forte radicamento nel teatro contemporaneo e di ricerca. L’artista ha collaborato con importanti registi e compagnie teatrali italiane, distinguendosi per impegno e versatilità.
Biografia e formazione di Savino Paparella
Nato a Bari, Savino Paparella si è formato come attore a Milano presso lo “Studio-laboratorio dell’attore” diretto da Raul Manso. Un percorso che gli ha fornito una solida base per il lavoro scenico. Inoltre, la sua preparazione si è arricchita grazie a delle importanti esperienze e collaborazioni con registi autorevoli, come: Marco Baliani, Roberto Bacci e Roberto Latini, che gli hanno permesso di affinare le sue competenze in contesti teatrali diversi, spaziando dal teatro di prosa a quello di ricerca.
Oltre alla formazione attoriale, ha sviluppato competenze registiche e pedagogiche, conducendo laboratori teatrali in varie regioni italiane, tra cui Sardegna e Sicilia, e collaborando con istituzioni come il Teatro delle Briciole di Parma.
La sua carriera da attore, registra ed insegnante di teatro
Savino Paparella ha debuttato nel 1992, con lo spettacolo “Antigoni della Terra”, diretto da Marco Baliani, un progetto teatrale sulla strage di Bologna. In seguito, ha lavorato con La Nuova Complesso Camerata (a partire dal 1996), partecipando a spettacoli come “Verdi: un maestro racconta l’Emilia”. Allo stesso tempo, ha partecipato attivamente a laboratori teatrali in Sardegna e Sicilia.
Dal 1999 al 2016 ha collaborato con la Fondazione Pontedera Teatro sotto la regia di Roberto Bacci, interpretando ruoli in opere di autori come Gončarov, Mann, Beckett, Shakespeare e Pirandello (“Oblomov”, “Ciò che resta”, “Aspettando Godot”, “Amleto”, “Mutando riposa”, “Abito”).
Sotto la direzione di Roberto Latini, l’attore ha recitato in spettacoli come “Ubu Roi” (2012), interpretando il ruolo di Padre Ubu. Ma ha anche preso parte alle rappresentazioni di “Metamorfosi” (2015), “Il teatro comico” (2018) e “Mangiafoco” (2019).
Nel 2013 sdoppiandosi come attore e regista ha portato in scena “Al forestér” di Matteo Bacchini, vincitore di premi come: L’inutile del teatro (2014), il Festival teatrale di Resistenza Museo Cervi (2015) ed il Palio poetico Ermo Colle (2015).
L’artista ha recitato in diversi film e cortometraggi, tra cui: “Veleno” di Bigoni, “Donna Rosita non è più nubile” di Pederzoli, “Il posto vuoto” (2004), “Inside out” (2005), “L’acqua sulla pelle” (2007) ed il lungometraggio “Espero” di Alessandro Quadretti, presentato nel 2015. È apparso anche nel film “Martin Eden” del 2019.
Come attore televisivo ha partecipato a fiction Rai di successo, come “La squadra” e “Terapia d’urgenza”. Parallelamente alla recitazione, Paparella ha lavorato come coautore in spettacoli come “Io sono il passante (con Annalisa D’Amato), “I don’t know?”, “Passi ultimi” ed “Intervallo” in collaborazione con Elisa Cuppini.
Impegnato attivamente nell’attività pedagogica, ha tenuto laboratori teatrali e collaborato come insegnante di teatro. Tra le collaborazioni più significative quelle con il Teatro delle Briciole di Parma e con Fortebraccio Teatro, in produzioni come “Ubu Roi”.
La vita privata di Savino Paparella
Non ci sono informazioni verificate sulla sua vita privata, come stato civile, relazioni personali o famiglia, nelle fonti disponibili. L’attore, regista e pedagogo teatrale, è noto principalmente per la sua carriera professionale, per cui ha dato modo di parlare di sé.
Curiosità su Savino Paparella
– Poco attivo sui social, sul suo profilo Instagram e sulla sua pagina Facebook è solito condividere i suoi progetti di lavoro, aggiornando il suo seguito riguardo i suoi impegni.
– Paparella è riconosciuto per il suo approccio intenso e riflessivo, unendo una forte presenza scenica ad un profondo interesse per la drammaturgia contemporanea.
– Come attore si è messo in evidenza per un approccio versatile e profondamente fisico alla recitazione, tipico del teatro di ricerca. Il suo bagaglio formativo e professionale, gli ha permesso di adattarsi con grande flessibilità a testi complessi ed a regie sperimentali.
– Nei panni di regista, a teatro a privilegiato una narrazione non convenzionale ed uno stile visivo, integrando elementi di improvvisazione ed autenticità, in linea con il suo background nel teatro di ricerca.