Perchè si dice “fare orecchie da mercante”: un’espressione popolare ancora oggi usata per indicare chi finge di non sentire.
Nel linguaggio quotidiano, l’espressione “fare orecchie da mercante” viene utilizzata per descrivere una persona che, pur avendo sentito qualcosa, decide deliberatamente di ignorarla. È un detto molto diffuso per indicare chi si comporta con indifferenza o con finta distrazione, specialmente quando riceve richieste scomode o fastidiose. Ma dove viene questo singolare modo di dire? Scopriamo tutto quello che c’è da sapere sulla sua origine.
- Origine: dall’italiano
- Quando si usa: per descrivere qualcuno che finge di non sentire
“Fare orecchie da mercante”: l’origine
L’origine dell’espressione “fare orecchie da mercante” risale all’epoca dei mercati tradizionali. Durante la giornata di lavoro, mentre erano intenti a vendere le loro merci, i mercanti venivano spesso importunati dai clienti che chiedevano sconti o lamentavano problemi.

Per evitare discussioni o concessioni non convenienti, i mercanti erano soliti ignorare tali richieste, facendo finta di non sentire. Da qui, l’idea che “fare orecchie da mercante” equivalga a una strategia di comoda disattenzione. Non si tratta dunque di un problema uditivo reale, ma piuttosto di un comportamento intenzionale.
Il significato del detto nel linguaggio moderno
Nel linguaggio contemporaneo, “fare orecchie da mercante” ha mantenuto intatto il suo significato figurato. Questo modo di dire viene usato in contesti familiari, lavorativi o scolastici per indicare qualcuno che ascolta solo ciò che gli fa comodo. Ad esempio, uno studente che ignora le raccomandazioni dell’insegnante o un collega che fa finta di non sentire una richiesta di aiuto.
L’espressione suggerisce una forma di passività selettiva, in cui si sceglie consapevolmente di non prestare attenzione. È un comportamento umano molto comune, che riflette a volte disinteresse, altre volte volontà di non assumersi responsabilità. “Fare orecchie da mercante” è quindi un modo di dire ancora molto attuale, capace di descrivere con efficacia situazioni in cui l’ascolto diventa, per convenienza, un optional.