Lo smartphone è il nuovo sensore che misura la depressione: basta usarlo per capire se si è “giù”.
Più stiamo attaccati allo smartphone, più siamo depressi. Non si tratta di una conseguenza, ma di una vera e propria misurazione della depressione, dove lo strumento è il cellulare.
L’avviso proviene dagli USA, precisamente dalla Northwestern Medicine, a seguito di uno studio che è pubblicato sul Journal of Medical Internet Research.
Dati alla mano, gli esperti hanno indicato che l’utilizzo medio giornaliero del telefonino, da parte delle persone depresse, è quantificato in circa 68 minuti. Diciassette sono i minuti che vi dedicano i non depressi.
Ma c’è di più. Gli studiosi americani hanno anche incrociato le abitudini quotidiane di 40 partecipanti, cui è stata fornita una App per raccogliere, attraverso il telefonino, una serie di informazioni sul suo utilizzo e sulle loro abitudini quotidiane (tramite GPS).
“E’ una misura oggettiva del comportamento legato alla depressione, che è possibile effettuare discretamente e senza alcuno sforzo da parte degli utenti”, ha dichiarato l’autore dello studio, David Mohr, direttore del Center for Behavioral Intervention Technologies della Northwestern University Feinberg School of Medicine.
Ne è risultato che la depressione si misura. E lo stare 68 minuti al giorno sullo smartphone è un’azione che si accompagna frequentemente ad altri “sintomi” depressivi, come trascorrere molto tempo sul divano, o sul letto.
Questo sottolinea il fatto che si possa escludere chi con il telefono cellulare ci lavora.