Uno studio della Cornell University indaga sulla relazione tra solidità di una relazione e sesso prematrimoniale: chi aspetta, è più felice ed appagato.
La saggezza popolare, in fondo, lo ha sempre saputo. Fare sesso al primo appuntamento, o comunque in una delle primissime occasioni, non fa bene al rapporto. Raggiungere immediatamente lo scopo, nelle relazioni affettive e in altri svariati campi di interesse, non sempre può essere un bene. Il perché lo spiegano i ricercatori della Cornell University, che in uno studio sul sesso prematrimoniale hanno analizzato le correlazioni tra le attività tra le lenzuola prima del sì e la solidità del rapporto.
Nello corso della ricerca gli studiosi hanno analizzato i dati forniti da 600 coppie di sposi. In un caso su tre il primo rapporto sessuale c’è stato nel primo mese, il 28% ha invece aspettato più di sei mesi prima di “darsi da fare”. Ebbene, i punteggi degli interessati sulla qualità della loro relazione, prendendo in considerazione impegno, intimità e soddisfazione sessuale, sono stati tutti migliori per le donne che avevano aspettato almeno un mese prima di fare sesso. Risultato simile anche per gli uomini, seppur con differenze minori. Le donne, si sa, sono più sensibili alla qualità della relazione rispetto agli uomini.
Questo sta a significare, insomma, che chi aspetta generalmente avrà una relazione più stabile, duratura e appagante. Aspettare, dunque, è un toccasana per il rapporto. “Il sesso prematrimoniale – dicono i ricercatori della Cornell University, che hanno pubblicato i risultati dei loro test sull’autorevole ‘Journal of Marriage and Family’ – può avere effetti negativi sulla qualità della relazione. È la fase più o meno lunga del corteggiamento che dà tempo e occasione di capire, di analizzare, di decidere e allo stesso tempo di valutare la compatibilità con il partner e che dà modo di costruire insieme una migliore intimità dal punto di vista sia fisico che emotivo”.
In particolare, continuano gli studiosi della Cornell, “le donne che hanno rinviato il coinvolgimento sessuale per un periodo di oltre sei mesi hanno riportato livelli di soddisfazione, impegno, intimità e supporto emotivo di gran lunga maggiori di chi invece ha fatto sesso nel primo mese di frequentazione”. Questo perché, evidentemente, le donne in questione hanno avuto modo di valutare meglio, di interrogarsi più a fondo sull’opportunità di concedersi a quello che poi sarebbe diventato il loro uomo, il loro compagno di vita.