Sembra una puntata di Black Mirror ma è realtà aumentata: nel documentario I met you ci si spinge oltre la morte riunendo una madre con la figlia deceduta.

La storia è davvero triste. Jang nel 2016 ha perso la sua bambina, Nayeon, di soli 7 anni a causa di una bruttissima malattia. Nel 2020, però, grazie all’esperimento/documentario I met you, realizzato dalla Munhwa Broadcasting, emittente TV della Corea del Sud, è stato possibile farle riabbracciare la figlia, almeno in modo virtuale.

Diversi mesi di lavoro, da parte della squadra dell’emittente, hanno permesso a Nayeon di ritornare a vivere, per poche ore, grazie alla realtà aumentata. La madre ha potuto toccarla e parlarle, ha festeggiato con lei il suo compleanno e l’ha addirittura messa a letto, ma questo fa sorgere la domanda… A cosa porterà la tecnologia se non si ferma nemmeno davanti alla morte?

Il documentario I met you

Jang, la madre protagonista del documentario I met you della ha potuto interagire con un avatar con le fattezze della figlia. L’emittente Munhwa Broadcasting ha voluto ricreare un mondo in cui la donna ha potuto riabbracciare la figlia. Questo è stato possibile grazie a un visore VR (realtà virtuale) e dei guanti in grado di replicare le sensazioni tattili.

Jang ha potuto rivedere la sua amata bambina, ha potuto accarezzarla e sentire la sua pelle e addirittura passare l’intera giornata con lei. Mentre questo accadeva, il padre e le sorelle della bambina osservavano piangendo increduli.

Per realizzare questo documentario, ci sono voluti circa 8 mesi di lavorazione. Ricostruire l’aspetto, i movimenti e la voce della bambina hanno richiesto l’utilizzo della motion capture, particolare tecnica che è riuscita a riportare in maniera fedele tutte le peculiarità della bambina su un avatar digitale.

La donna, in un’intervista rilasciata all’emittente, ha dichiarato di essere felice di aver partecipato a questo esperimento perché, grazie a questa esperienza, è riuscita a superare parzialmente il dolore per la sua tragica perdita e a salutare la figlia come avrebbe voluto fare prima che se ne andasse per sempre.

Quando la tecnologia va oltre la morte: I met you come Black Mirror

In molti film abbiamo già visto come la tecnologia ha varcato i confini tra reale e immaginario, tra vita e morte. Basti pensare all’episodio Torna da me della serie Netflix Black Mirror, nel quale una donna, per superare la perdita del compagno, cerca nella tecnologia un surrogato per poterlo riavere indietro.

Nayeon VR
Fonte foto: https://www.youtube.com/watch?v=O411OKAygSg

Per chi ha visto l’episodio il pensiero potrebbe essere stato “è tutta finzione” oppure “sarebbe bello potesse accadere davvero”, ma alla fine dei conti, sembra che non sia poi così utopistico riuscire a varcare il confine tra vita e morte e poter riabbracciare qualcuno che se n’è andato per sempre.

Siamo ormai abituati ad una tecnologia che ci permette di ottenere tutto con un semplice click. Cose molti utili e semplici, ai quali siamo ormai abituati, ma la vera domanda è… quale sarà poi il confine tra realtà e finzione? Fin dove si spingerà lo sviluppo tecnologico e che impatto avrà sulle nostre vite se si è riusciti addirittura ad aggirare la morte? Quali sono le conseguenze che può avere un’esperienza come questa sulla rielaborazione del lutto?

Sono tutte domande alle quali non possiamo dare una risposta definitiva, non resta che aspettare e vedere fino a dove si spingerà ancora la tecnologia. La realtà aumentata, di questi tempi, fa sempre più parte del quotidiano tanto che anche i concetti di morte e perdita, a quanto pare, sono stati rivalutati.

Fonte foto: https://www.youtube.com/watch?v=O411OKAygSg

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ultimo aggiornamento: 18 Febbraio 2020 9:48


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