Il bonus mamme lavoratrici è un incentivo previsto per le donne che lavorano, con l’obiettivo di alleviare il carico contributivo.
Originariamente introdotto dalla Legge n. 213 del 30 dicembre 2023 (Legge di Bilancio 2024), il beneficio consisteva in un esonero dal versamento della quota dei contributi previdenziali per invalidità, vecchiaia e superstiti, rivolto alle lavoratrici madri con almeno tre figli e con un contratto a tempo indeterminato, valido fino al diciottesimo anno di età del figlio più piccolo.
In via sperimentale, per l’anno 2024, questo esonero è stato esteso anche alle lavoratrici con due figli, con contratto a tempo indeterminato, fino al compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo, escludendo i rapporti di lavoro domestico.
Con la Legge di Bilancio 2025 (n. 207/2024), la misura è stata riformata e ampliata, includendo anche le lavoratrici autonome e fissando un limite di reddito annuo di 40.000 euro per accedere all’esonero contributivo, estendendo il beneficio a tutte le madri con almeno due figli.
Incremento delle risorse e modalità di erogazione
L’ultima novità arriva con il Decreto Legge n. 95 del 30 giugno 2025, che ha stanziato ulteriori 180 milioni di euro, in aggiunta ai 300 milioni già previsti dalla Legge di Bilancio 2025, portando così il totale delle risorse a 480 milioni di euro per il 2025. Questo incremento finanziario consente di riconoscere un contributo economico di 40 euro mensili per tutto l’anno, per un totale di 480 euro netti.
La somma sarà erogata dall’INPS su richiesta della lavoratrice, in un’unica soluzione nel mese di dicembre 2025. Il beneficio è esente da imposte e contributi previdenziali e non incide sul calcolo dell’ISEE, garantendo quindi un aiuto concreto senza penalizzazioni fiscali o sociali.
Potranno beneficiare di questa misura le lavoratrici madri con due figli, con reddito da lavoro inferiore a 40.000 euro annui, fino al compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo. Inoltre, lo stesso contributo è riconosciuto anche alle lavoratrici con tre o più figli che hanno un contratto a tempo determinato, le autonome e le professioniste, fino al diciottesimo anno del figlio più piccolo.
Per le madri con tre o più figli titolari di un contratto a tempo indeterminato, invece, restano in vigore gli incentivi già previsti dalla manovra 2025, che saranno mantenuti per tutto il 2026.

Il contesto normativo e il sostegno alle famiglie
Questa misura si inserisce in un più ampio quadro di politiche a sostegno della famiglia contenute nelle ultime leggi di bilancio. La Legge di Bilancio 2024 aveva già previsto un ampio pacchetto di agevolazioni, tra cui:
- Esonero contributivo totale per le lavoratrici madri con almeno tre figli e contratto a tempo indeterminato, fino al compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo.
- Estensione sperimentale di tale esonero alle lavoratrici con due figli per il 2024.
- Rafforzamento delle misure per la natalità e per il sostegno alle famiglie, con stanziamenti dedicati a bonus bebè, congedi parentali e bonus asili nido.
La Legge di Bilancio 2025 ha ulteriormente ampliato il raggio d’azione, includendo anche le lavoratrici autonome e fissando criteri più chiari in termini di reddito e numero di figli per accedere ai benefici. Il recente decreto del giugno 2025 va a rafforzare questa politica, aumentando le risorse e rendendo più consistente il contributo economico.
Per accedere al bonus, le lavoratrici dovranno presentare apposita domanda all’INPS. L’erogazione del contributo avverrà in un’unica soluzione nel mese di dicembre 2025, per un importo complessivo di 480 euro netti, pari a 40 euro al mese per 12 mesi.
Il contributo è rivolto a chi ha un reddito da lavoro inferiore a 40.000 euro annui e possiede almeno due figli (o tre per alcune categorie specifiche), con età che non supera il limite previsto (10 anni per due figli, 18 anni per tre o più figli). Non risultano inclusi i contratti di lavoro domestico.
Questa misura rappresenta un concreto supporto economico e previdenziale, che consente di alleggerire il peso contributivo per molte lavoratrici madri, facilitando la conciliazione tra esigenze familiari e professionali.
Con questo intervento legislativo, il legislatore ha voluto ribadire e rafforzare l’impegno a favore delle famiglie e delle lavoratrici madri, riconoscendo la necessità di un sostegno mirato e strutturale, in un contesto economico che vede ancora sfide rilevanti per la natalità e la partecipazione femminile al mercato del lavoro.