Il drammatico periodo delle Foibe

10 Febbraio, il Giorno del Ricordo ricorre a quasi due settimane dal Giorno della Memoria e celebra gli italiani uccisi in Venezia Giulia e Dalmazia durante il secondo dopoguerra.

Un periodo storico controverso e spesso strumentalizzato

Nella loro storia le regioni adriatiche della Dalmazia e della Venezia Giulia furono sempre abitate da popolazioni di etnie differenti.
Sul finire del diciannovesimo secolo, nel cosiddetto periodo della Primavera dei Popoli, fiorirono in tutta Europa sentimenti nazionalistici che diffusero il sentimento di unità nazionale al di fuori dei circoli elitari e borghesi all’interno dei quali era sempre stato coltivato. Accadde quindi che soprattutto in Dalmazia e Venezia Giulia, si inasprirono i conflitti tra le popolazioni croate e coloro che si sentivano completamente italiani e avrebbero desiderato essere annessi al Regno d’Italia nel momento in cui esso nacque.
Ad un certo momento gli italiani in Dalmazia vennero considerati una minoranza indesiderata, legata alle passate invasioni straniere. Con l’ascesa al potere da parte del Partito del Popolo che aveva una fortissima connotazione nazionalistica, gli italiani cominciarono a migrare dalla Dalmazia per tornare su suolo italiano. Coloro che rimasero in Dalmazia invece invocarono a più riprese l’annessione del territorio al Regno d’Italia, facendo nascere a tutti gli effetti il sentimento dell’Irredentismo.
Solo con la fine della Prima Guerra Mondiale l’Italia arrivò ad occupare e annettere la Venezia Giulia e la Dalmazia che però fu in seguito assegnata alla Jugoslavia quando le popolazioni slave fecero valere il principio di autodeterminazione dei popoli che tanto aveva animato le speculazioni politiche del tempo.
Durante il cosiddetto Biennio Rosso (tra il 1919 e il 1920) le forze di sinistra cominciarono ad affermarsi a gran voce in tutta Europa, organizzando i primi scioperi generali dei lavoratori. Questo, oltre al grande tema della “vittoria mutilata” della Prima Guerra Mondiale costituì il terreno ideale per l’affermazione dell’ideologia fascista, che si impose anche in Dalmazia quando nel 1922 il Fascismo salì al potere. Nelle terre della vittoria mutilata fu attuato quindi un processo di italianizzazione forzata e una vera e propria epurazione etnica a scapito delle popolazioni croate.
A seguito dell’attacco del 1941 portato da italiani e tedeschi contro la Jugoslavia gli italiani ampliarono l’estensione dei territori slavi sotto il proprio controllo.
In questa pesante situazione militare nacque la Resistenza Jugoslava, che si oppose fieramente al dominio fascista, il quale si diede a vere e proprie rappresaglie contro i civili, arrivando a bruciare villaggi, procedere a espropriazioni, deportazioni e uccisioni.
La situazione si capovolse dopo l‘armistizio del 1943, quando gli Italiani passarono dallo schieramento dell’Asse a quello degli Alleati. Ormai disorientati, i militari e i civili italiani che risiedevano ancora in Dalmazia furono vittime di brutali omicidi, stupri e altre violenze.
I corpi degli italiani uccisi venivano gettati nella maggior parte dei casi nelle cosiddette foibe, ovvero delle tipiche formazioni del suolo carsico simili a profondi crepacci tipiche del panorama carsico.

10 Febbraio, il Giorno del Ricordo

Celebrato a poco meno di due settimane dal più famoso Giorno della Memoria che ricorda a livello internazionale le vittime dell’olocausto, il Giorno del Ricordo è istituito soltanto in Italia.
La rilevanza storica degli eventi a cui fa riferimento consiste nel fatto che le Foibe rappresentarono i primi massacri operati da forze politiche e militari di sinistra.
Nei decenni successivi forze politiche di vari schieramenti hanno fatto periodicamente riferimento a questi episodi in maniera strumentale, ingigantendo o sminuendo le responsabilità dei partigiani jugoslavi a seconda della propria convenienza ideologica.

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ultimo aggiornamento: 22 Giugno 2021 11:41


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