Perchè si dice “essere al settimo cielo”: un’espressione che prende spunto da una credenza antica (e completamente sbagliata).
Proprio come “essere felice come una Pasqua“, anche l’espressione “essere al settimo cielo” si utilizza per indicare uno stato di felicità intensa e incontenibile. Si tratta di una frase idiomatica cui si ricorre quando si è colmi di gioia per un evento particolarmente positivo, come una promozione o una nascita. Questo curioso modo di dire prende spunto da un’antica credenza medievale che nel tempo si è rivelata del tutto errata: scopriamo tutto quello che c’è da sapere sulla sua origine.
- Origine: da una credenza diffusa nel Medioevo
- Quando si usa: per descrivere un momento di intensa felicità
“Essere al settimo cielo”: l’origine del modo di dire
Come detto, l’origine di questa locuzione è antica e bisogna risalire fino al Medioevo per comprenderne il significato. L’espressione “essere al settimo cielo” affonda infatti le sue radici nella cosmologia aristotelico-tolemaica, secondo cui l’universo sarebbe stato composto da una serie di sfere concentriche, ognuna rappresentante un “cielo”.

I primi sette cieli corrispondevano alle orbite dei sette corpi celesti allora conosciuti: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno. Il settimo cielo, associato a Saturno, era considerato il più alto raggiungibile dall’uomo e simbolicamente rappresentava il massimo grado di beatitudine terrena. Oltre questo, si trovavano l’ottavo cielo delle stelle fisse, il nono cielo del “Primum Mobile” e infine l’Empireo, dimora di Dio e dei beati, come descritto anche da Dante nella Divina Commedia.
L’uso moderno dell’espressione
L’espressione “essere al settimo cielo” veniva quindi utilizzata per indicare che si era raggiunta la massima felicità possibile per un essere umano. Oltre, c’era solo l’inaccessibile dimensione divina.
Oggi questo modo di dire è molto diffuso nel linguaggio quotidiano e viene utilizzato per esprimere una gioia profonda e totale. È un modo poetico per comunicare uno stato d’animo vicino all’estasi, come se si fosse trasportati fuori dalla realtà quotidiana.