Una 45enne di Verona ha raccontato a Vanity Fair com’è nata la sua passione per il sadomaso e com’è diventata una schiava sessuale.

Parlare di sesso sadomaso non è più un tabù, soprattutto grazie a film come “50 Sfumature”. A testimoniarlo, è il racconto di una 45enne di Verona, che ha spiegato tutti i dettagli della sua improvvisa decisione di diventare una “slave”, una schiava sessuale.

Export sales manager presso una grande azienda, divorziata e madre di due figli, la protagonista del servizio, pubblicato da Anna Mazzotti su Vanity Fair, ha spiegato in maniera molto dettagliata tutte le dinamiche del rapporto tra sottomessa e dominante.

Come si diventa una schiava sessuale

Schiava sessuale

Tutto per l’anonima 45enne è iniziato durante una riunione aziendale, quando una penna è caduta a terra per caso. Il suo capo le ha ordinato di raccoglierla e lei ha improvvisamente sentito il bisogno di essere sottomessa e compiacerlo. Nessuna costrizione, chi diventa schiava lo fa prima di tutto per dare piacere a se stessa.

Per lei, quindi, l’esperienza BDSM è iniziata in un contesto normalissimo, ma spesso schiava e dominante si conoscono in chat. Il dominante deve essere deciso e diretto, in grado di gestire potere e stress, la schiava deve invece lasciarsi “usare come portacenere e tirare al guinzaglio”. Tutto, però, deve essere consensuale. Solo se la donna sottomessa prova davvero piacere, anche il dominante prova piacere.

In questo tipo di rapporti, non c’è amore né nessun altro tipo di sentimento. “Cerco emozioni, non principi azzurri”, ha dichiarato la protagonista del servizio, che ha anche commentato la storia tra Anastasia e Mr. Grey: “Se lei non accetta la natura di lui non possono stare bene insieme. Ed è assurdo che lui acconsenta a praticare solo il sesso normale per amore, perché il Bdsm è un’espressione dell’Eros: rinnegarla significa rinnegare se stessi”.

DONNAGLAMOUR ULTIM'ORA

ultimo aggiornamento: 19 Aprile 2017 10:57


7 benefici del fare sesso tutti i giorni

Scene di sesso nei film: le bugie più assurde che il cinema ci racconta