Il ritratto per cui viene maggiormente ricordato è quello della ragazza afghana, ma Steve McCurry ha tanto altro da raccontare!

Cogli l’attimo. Una massima valida in ogni ambito della vita, a maggior ragione per chi di professione fa il fotografo. Se sei disposto ad aspettare, le persone scordano di essere osservate ed emerge la loro anima. A insegnarlo un maestro, Steve McCurry, uno dei fotografi più influenti e noti oggigiorno. Con i suoi reportage ha spaziato in più generi, dalla street photography alle atmosfere urban e belliche. Per oltre quarant’anni ha ritratto bambini senza un particolare perché. Solo in un secondo momento lo ha capito, raccogliendo tutti quei ritratti in un libro, Bambini del mondo (Mondadori editore). Accingiamoci a conoscerne la storia, professionale e privata.

Steve McCurry: la biografia

Steve McCurry è nato il 23 aprile 1950, sotto il segno del Toro, a Filadelfia, in Pennsylvania. Ha frequentato la High School Marple Newtown, per poi iscriversi alla Penn State University, dove ha studiato fotografia e cinema, ma poi, nel 1974, si è laureato in teatro. Il fascino della fotografia lo ha scoperto nel momento di scattare le prime immagini per The Daily Collegian, il quotidiano della Penn State. Dopo aver prestato per due anni servizio presso il King of Prussia al Today’s Post, è partito alla volta dell’India da freelance. È lì che ha imparato a guardare e ad aspettare la vita.

Steve McCurry
Steve McCurry

La sua carriera è decollata quando, travestito con abiti tradizionali, ha attraversato il confine tra il Pakistan e l’Afghanistan, controllato dai ribelli poco prima dell’invasione russa. Al ritorno, ha portato con sé rotoli di pellicola cuciti tra i vestiti. Quelle immagini, che sono state pubblicate in ogni parte del mondo, permisero di fare luce su cosa stesse lì accadendo. Il suo servizio gli è valso la Robert Capa Gold Medal for Best Photographic Reporting from Abroad, un riconoscimento attribuito ai fotografi per le loro imprese e l’eccezionale coraggio.

Sarà il primo di una lunga serie di titoli, compreso il Magazine Photographer of the Year, conferito dalla National Press Photographers’ Association. Per diverse edizioni consecutive si è aggiudicato il primo premio al concorso World Press Photo Contest e l’Olivier Rebbot Memorial Award.

Ricorrendo alla forza delle immagini, Steve McCurry ha proseguito il racconto dei conflitti internazionali, tra cui le guerre in Afghanistan, a Beirut, in Cambogia, nelle Filippine, in Iran-Iraq e la Guerra del Golfo. Si focalizza sulle conseguenze della guerra, ritraendo, al di là del lascito al paesaggio, l’impatto sul volto umano.

É mosso da una innata curiosità e dal senso di meraviglia riguardo al mondo e a chi lo abita, ed ha la straordinaria dote di abbattere i confini linguistici e culturali per catturare storie. Da un campo profughi vicino a Peshawar, in Pakistan, proviene il suo scatto più famoso, Ragazza afgana. Il più riconosciuto nella storia secondo la rivista National Geographic, ampiamente impiegata sulle brochure di Amnesty International, nonché poster e calendari.

Innumerevoli le riviste che si avvalgono tuttora del lavoro di McCurry, compreso il National Geographic Magazine. Ma i suoi canali d’espressione possono essere dei più differenti: ingaggiato per il calendario Pirelli 2013, ha fotografato 11 donne impegnate nel sostegno di Fondazioni, organizzazioni non governative e progetti umanitari.

In numerose città del mondo sono state dedicate mostre alle opere di Steve McCurry. Partendo da quella organizzata a Losanna, in Svizzera, nel 2001, insieme allo storico pittore italiano Umberto Pettinicchio. Tra le città italiane che gli hanno dapprima reso tributo, si segnalano Torino, Venezia, Pordenone, Forlì e Otranto.

Nel 2017 la città di Bruxelles gli ha dedicato una retrospettiva con oltre 200 dei scatti più celebri, dal periodo afghano ai giorni nostri, esposti in grandi dimensioni presso il salone del Palais de la Bourse, corredati da varie video-installazioni con interviste da egli rilasciate nel corso degli anni.

Una delle più importanti mostre tematiche di Steve McCurry, denominata Animals, ha avuto luogo nel 2018 al MUDED di Milano: una raccolta di 60 immagini, diverse delle quali tese a denunciare il disastroso impatto faunistico e ambientale in alcuni luoghi di conflitto del mondo.

Poi, nuovamente a Forlì, ha tenuto, nel 2019-2020, la prima rappresentazione in assoluto di Cibo, pensata per riflettere sul valore del cibo, sui suoi aspetti culturali, così come sull’uso e sullo spreco che se ne fa. Sempre nel 2019 le autorità del Comune di Pescara gli hanno assegnato il premio Flaiano ed è stato inserito nella International Photography Hall of Fame. Risale, invece, a qualche anno prima l’assegnazione della centenaria medaglia alla carriera della Royal Photographic Society di Londra.

Steve McCurry: la vita privata

Steve McCurry è unito in matrimonio ad Andie, nativa americana della tribù degli Hopi. Genitori di una figlia, Lucia, nata nel dicembre 2016, oggi vivono tra New York e l’Arizona. Il fotografo viaggia 10 mesi l’anno, e lei lo accompagna il più possibile. McCurry ha un patrimonio di 18 milioni di dollari (dati aggiornati al 2021) e può essere seguito tramite la sua pagina Instagram.

10 curiosità su Steve McCurry

– Sebbene fotografi sia in digitale che in pellicola, ha ammesso la sua preferenza per quest’ultima.

– Dal 1986 è membro della Magnum Photos, una delle più importanti agenzie fotografiche, che riunisce sessanta tra i migliori professionisti del mondo.

– Propone workshop di fotografia della durata di un week-end a New York o due settimane in Asia.

– È apparso nel documentario televisivo Il volto della condizione umana del rinomato regista Denis Delestrac.

– Ha fondato ImagineAsia nel 2004. La missione di IA, è quella di lavorare in collaborazione con i leader delle comunità locali e le ONG regionali per aiutare a fornire risorse educative e opportunità a bambini e giovani adulti in Afghanistan.

– L’identità della Ragazza afghana è rimasta sconosciuta per oltre 17 anni finché McCurry ed un team del National Geographic ritrovarono la donna, Sharbat Gula, nel 2002.

– Era appena tornato a New York dalla Cina il 10 settembre 2001. Ha trascorso il giorno successivo a fotografare le conseguenze degli attacchi terroristici al World Trade Cente, prima dal tetto del suo condominio e poi a Ground Zero. Lo ha fatto per tutto il giorno, schivando i funzionari perché non aveva avuto il tempo di ottenere le credenziali per la stampa. 

– In media, fa dai 40 ai 60 viaggi all’anno. È diventato abile nel fare i bagagli leggeri; secondo quanto riferito, porta con sé solo una piccola borsa fotografica in ogni viaggio. All’interno della borsa ci sono 3 o 4 corpi macchina Nikon, 6 o 7 obiettivi Nikkor, pellicola Kodak, panno per la pulizia dell’obiettivo, un treppiede, un mini-flash, un cable release, un filtro a fluorescenze, un Leatherman e un coltellino svizzero (con un cavatappi).

– I migliori posti visitati con la moglie sono stati le Galapagos, il Myanmar e la Valle d’Aosta, un inverno con la neve fresca e profonda.

– La prima volta che ha scattato una foto alla figlia Lucia è stato un attimo dopo la sua nascita. La fotografo ogni giorno.

DONNAGLAMOUR ULTIM'ORA

ultimo aggiornamento: 3 Novembre 2021 11:49


Chi è Rocio Guirao Diaz, al centro dei gossip sulla crisi tra Wanda Nara e Mauro Icardi

Chi è Marco Cappato: tutto sull’attivista, dalle origini alla vita privata