Aurora e Rugiada sono le due figlie di Emma Bonino, che ha affrontato la genitorialità dopo l’aborto in giovane età, con due adozioni.
Aurora e Rugiada sono le figlie di Emma Bonino. La leader dei Radicali ha offerto uno scorcio raro sulla propria vita privata in un’intima intervista rilasciata al talk show “Verissimo”, nel 2024. Un racconto che ha spaziato su rapporti difficili con i genitori, su solitudini e su scelte mai facili. Conosciamo meglio le sue due figlie adottive.
Chi sono le figlie di Emma Bonino: Aurora e Rugiada
Si hanno a disposizioni informazioni risicate sulle figlie di Emma Bonino, ad esempio si conoscono i loro nomi – Aurora e Rugiada – ed alcuni dettagli sulla loro adozione. Invece mancano dettagli biografici e personali delle due.
A 26 anni, nel 1974, Emma Bonino decise di interrompere una gravidanza. “Non ho mai avuto dubbi sul fatto che un giorno avrei voluto essere madre – ha precisato raccontandosi ai microfoni di “Verissimo” – ma in quel momento della mia vita non era possibile, né lo ritenevo giusto né per me né per il bambino che sarebbe nato”.
La scelta, presa in un’Italia in cui l’aborto era ancora reato (la legge 194 sarebbe arrivata solo quattro anni dopo), è stata vissuta in clandestinità. Inoltre, le ha lasciato un segno profondo nella vita. La Bonino non ha mai nascosto che quell’esperienza abbia contribuito in modo decisivo a rafforzare il suo impegno politico per la legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza, e per i diritti delle donne.
Anni dopo, quando la sua vita personale e professionale aveva preso una piega ben diversa, Emma Bonino ha scelto un’altra strada per diventare madre: l’adozione. Così ha adottato due bambine: Aurora e Rugiada.
L’adozione di Aurora, la prima delle sue due figlie, è avvenuta in un contesto particolarmente complesso. Infatti, la bambina era già grandicella ed il percorso si rivelò più tormentato del previsto. Con il tempo il legame si è anche interrotto, un distacco che la Bonino ha definito molto doloroso, e che l’ha sempre scossa.
Diversa, invece, la storia dell’adozione di Rugiada, la seconda figlia adottiva: il rapporto è rimasto saldo ed affettuoso, e la leader dei Radicali ha spesso parlato di lei pubblicamente con una tenerezza.
L’esperienza dell’adozione nella vita di Emma Bonino
L’adozione di Aurora e Rugiada ha rappresentato per Emma Bonino non un gesto simbolico, ma una scelta concreta, consapevole e profondamente responsabile. Diventare madre adottiva mentre si ricopriva incarichi di primo piano – deputata, senatrice, commissaria europea, ministra degli Esteri – ha significato misurarsi ogni giorno con una doppia, tripla presenza: riunioni fino a tarda sera, viaggi improvvisi, battaglie politiche estenuanti ed allo stesso tempo: scuola, pediatri, compleanni, notti insonni, favole da leggere con la voce stanca.
Per anni la donna politica ha tenuto insieme tutto, con la sua proverbiale tenacia. Poi è arrivato il tumore al polmone, diagnosticato nel 2015 e sconfitto definitivamente solo nel 2022 dopo otto anni di terapie, controlli, ricadute. In quel periodo la malattia, la stanchezza fisica e gli impegni istituzionali hanno reso sempre più difficile garantire alle sue figlie adottive la continuità e la stabilità di cui avevano bisogno, soprattutto considerando che erano state adottate in età già scolastica.
È stato allora che la Bonino ha preso una delle decisioni più dolorose della sua vita. Infatti, ha deciso di affidare Aurora e Rugiada a delle famiglie in grado di offrire loro un contesto più sereno e strutturato. Non si è trattato di un abbandono, ma di un atto d’amore lucido e sofferto: “Ho capito che il mio amore per loro passava anche attraverso il riconoscerne i limiti del mio ruolo in quel momento” – ha confessato.
Con Aurora il legame si è progressivamente allentato, fino a interrompersi del tutto, un distacco che la Bonino ha vissuto come una ferita aperta. Con Rugiada è riuscita a mantenere nel tempo un rapporto più intimo, hanno continuato a frequentarsi e sentirsi.
La sua esperienza da mamma adottiva è la storia di una donna che ha voluto essere genitore a tutti gli effetti. Una parentesi importante della sua vita: ci ha provato con ogni forza, oltre ad aver pagato di persona, quando ha compreso che il bene delle sue figlie veniva prima del suo desiderio di tenerle accanto ad ogni costo. Una storia di responsabilità e di realismo, più che di rinuncia.
Nel libro “Madri” (Piemme, 2023), curato da Myrta Merlino, Emma Bonino ha affidato per la prima volta alla scrittura, il capitolo più privato e doloroso della sua vita. Si è lasciata andare sul tema dellla maternità mancata, cercata, fallita ed infine trasformata in altro.
La Bonino ha spiegato che ha sempre saputo che lo sarebbe diventata, con l’incognita del “come” e del “quando”. L’aborto a 26 anni, l’impossibilità di avere figli biologici dopo i trattamenti per l’endometriosi, la carriera che non lasciava spazio ad una gravidanza portata avanti in serenità. Tutto questo l’ha convinta, per decenni, che la maternità non sarebbe arrivata.
Poi, ad oltre sessant’anni, l’incontro con Aurora e Rugiada: due bambine già grandi, con alle spalle storie difficili, ha ribaltato ogni certezza. “Non le ho scelte perché ero in cerca di una maternità simbolica o riparatrice. Le ho scelte perché le ho guardate e ho capito che avevano bisogno di me, e io di loro. Punto.” – ha raccontato nel libro.
Un racconto fatto con lucidità, descrivendo i primi mesi di euforia, e poi le difficoltà pratiche e le incomprensioni culturali e generazionali. Inoltre ha sottolineato la fatica di essere una madre anziana, in un Paese che non prevede madri adottive single over 60.
Ma la centralità del suo racconto è rappresentato dalla descrizione del momento in cui ha capito che il suo amore non poteva più essere espresso tenendole con sé. “L’amore non è possesso. A un certo punto ho dovuto scegliere tra il mio bisogno di averle vicino e il loro bisogno di crescere in un contesto più stabile, con figure di riferimento quotidiane e meno eccezionali. Ho scelto loro”.
Emma Bonino, maestra di autocontrollo, si è lasciata andare alla commozione, percepibile tra le righe quando ha ricordato il momento in cui ha firmato i documenti per il nuovo affidamento, ammettendo: “Ho pianto come una ragazzina. Non per debolezza, ma perché chiudere quella porta significava riconoscere che il mio sogno di maternità ‘normale’ era finito per sempre”.
Nel libro emerge così una maternità atipica, breve nel tempo ma assoluta nell’intensità: una maternità che non si è realizzata nel quotidiano, ma che è esistita nell’accoglienza, nella cura, nel sacrificio finale di lasciar andare.
Curiosità su Aurora e Rugiada, le figlie di Emma Bonino
– Non ci sono testimonianze pubbliche del rapporto tra Aurora e Rugiada ed Emma Bonino, la quale ha vissuto una maternità privata. Questo non ha prodotto fotografie di famiglia tradizionali, né testimonianze da parte delle due. L’esperienza dell’affido ha lasciato però in loro, la consapevolezza di essere state amate senza condizioni. Un sentimento ribadito proprio nel momento in cui quell’amore ha saputo farsi da parte.
– Rugiada ed Emma sono riuscite a mantenere un legame, anche dopo la fine della loro vita familiare. Le due sono riuscite a custodire una relazione, supportata dall’affetto e dalla complicità.
– Aurora e la leader radicale hanno avuto un rapporto più turbolento, che ha finito per deteriorarsi nel tempo, portando ad una rottura totale.