Solo una persona su cinque in Italia svolge oggi il lavoro che sognava da bambina.
Il dato, emerso da una ricerca di Glickon nel 2023, è tanto semplice quanto rivelatore. E se ci si concentra sulle donne, la distanza tra desiderio e realtà si fa ancora più ampia.
Perché sono le donne, molto più degli uomini, a rinunciare per prime. Per necessità, per mancanza di supporto, o per quella cultura invisibile che spesso fa passare il sogno come un lusso.
Eppure, qualcosa sta cambiando. Sempre più donne iniziano a chiedersi: e se fosse proprio la passione a indicarmi la direzione giusta?
In questa riflessione trovano spazio mondi come il design, la comunicazione e la moda. Ambiti creativi, certo. Ma anche profondamente concreti. Settori in cui la propria identità può diventare un lavoro. Spazi in cui, oggi, sempre più donne decidono di rimettersi in gioco. Anche a 30, 40 o 50 anni. Anche partendo da zero. Anche scegliendo di iscriversi a un corso di interior design.
Il sogno come bussola, la realtà come terreno di confronto
Dire “vorrei fare il lavoro dei miei sogni” sembra un’ingenuità. In realtà, è un atto radicale.
Perché vivere di ciò che ci appassiona è una delle forme più complete di libertà personale. Non significa lavorare meno, o avere una vita comoda.
Significa avere un lavoro che ti rappresenta, che ti appartiene, in cui puoi mettere davvero te stessa.
Ma la strada per arrivarci non è semplice. Secondo ISTAT (2024), in Italia solo il 52,5% delle donne tra i 15 e i 64 anni ha un’occupazione, contro il 70,4% degli uomini.
Significa che quasi una donna su due è fuori dal mercato del lavoro. Non per mancanza di talento, ma spesso per mancanza di occasioni, di supporti familiari, o di formazione mirata.
In più, molte donne che lavorano lo fanno in ruoli che non corrispondono alla propria natura, alla propria visione. Semplicemente perché “bisognava lavorare”, “bisognava scegliere in fretta”, o “perché era l’unica opzione sicura”. Il punto non è solo occupare un posto. Il punto è sentire di essere al posto giusto.
Moda, design e comunicazione: quando la creatività è anche mestiere
Questi tre mondi, spesso raccontati come “passionali ma incerti”, sono in realtà profondamente strutturati.
Moda, design e comunicazione sono industrie con regole, professionalità, ruoli, sbocchi.
Ma anche con margini enormi per esprimersi, per sperimentare, per proporre visioni nuove.
- Il design, oggi, non è solo estetica. È progettazione degli spazi in cui viviamo, dalla casa agli ambienti pubblici, dai giardini agli spazi digitali. Interior, garden, product: ogni ramo richiede competenze, metodo e sguardo sensibile.
- La comunicazione visiva è diventata una delle professioni più richieste: un logo, un’immagine, una palette colori raccontano molto più di mille parole. Il lavoro del visual designer è strategico per aziende, brand, startup, eventi. E si evolve ogni giorno con nuovi strumenti e linguaggi digitali.
- La moda, infine, è molto più di “fare vestiti”. È cultura del corpo, è linguaggio, è ricerca. Chi lavora nella moda sa che serve visione, ma anche capacità organizzativa, tecnica, conoscenza dei materiali e del contesto sociale.
Questi ambiti chiedono molto, ma restituiscono altrettanto. E sono spesso quelli in cui una passione forte può davvero diventare mestiere.
Ma come si capisce se una passione può diventare un lavoro?
Questa è la domanda più vera. E la più complessa.
Non basta “piacere”. Non basta essere brave a disegnare, scrivere, comporre una moodboard.
Serve capire se quella passione resiste nel tempo, se cresce, se si trasforma in energia attiva, anche quando ci sono ostacoli.
Un buon modo per scoprirlo? Fermarsi e ascoltarsi.
- Quando ti senti pienamente viva?
- Quali attività ti assorbono senza pesarti?
- Cosa ti viene naturale, ma ti appassiona migliorare?
- Che tipo di contenuti ti attrae anche quando non “devi”?
Rispondere a queste domande, magari scrivendole, può essere un primo passo.
Il secondo è cercare un contesto formativo serio dove mettersi alla prova, capire se quella scintilla può diventare competenza.
La passione non è sufficiente da sola. Ma è l’unica base solida da cui partire.

La formazione come strumento di trasformazione
La NAD, Nuova Accademia del Design, nasce proprio con questo obiettivo: creare percorsi che aiutino le persone a trasformare una vocazione in una professione.
Non con corsi standardizzati, ma con formazione pratica, concreta, accessibile e attenta alle trasformazioni del mondo reale.
Con sedi a Verona e Milano, e percorsi anche interamente online, NAD offre una flessibilità unica: perfetta per chi lavora, ha figli, o vuole ricominciare senza stravolgere tutto subito.
I percorsi attivi includono
- Interior Design
- Garden Design
- Fashion Design
- Graphic Design & Comunicazione Visiva
- Web & Digital Design
- Product Design
Ogni corso prevede
- Laboratori pratici;
- L’utilizzo di software professionali come AutoCAD, Photoshop, Illustrator, SketchUp;
- Docenti che lavorano nel settore e portano casi reali in aula;
- Contatto con aziende, eventi, fiere e progettazioni simulate;
- Un ambiente inclusivo e trasversale: ogni classe è un mix di età, percorsi, ambizioni.
L’obiettivo non è solo insegnare una disciplina. È formare persone capaci di pensare con la propria testa e agire con strumenti solidi.
Storie di donne che ispirano
Le storie che ispirano di più non sono quelle perfette, ma quelle che raccontano passaggi.
Transizioni, cambi di rotta, momenti di verità.
- Paola Antonelli, oggi curatrice al MoMA, ha saputo portare il design nel mondo dell’arte e del pensiero.
Laureata in architettura al Politecnico di Milano, ha costruito una carriera internazionale dando dignità culturale al progetto. - Miuccia Prada, intellettuale, artista, stilista. Una donna che ha fuso la moda con l’arte contemporanea, la politica, la critica sociale.
Ha dimostrato che la moda può essere pensiero oltre che stile. - Beatrice Fontana, designer industriale italiana, ha lavorato per alcuni dei brand più noti nell’elettronica di consumo.
Una delle prime donne a portare sensibilità e ricerca estetica in un mondo dominato dagli ingegneri. - Coco Chanel, infine, la pioniera per eccellenza. Una donna che ha rifiutato i codici estetici del suo tempo e ha dato forma a un’idea rivoluzionaria di femminilità.
Sono storie diverse. Ma tutte nate da una visione personale diventata progetto professionale.
Ricominciare a 30, 40 o 50 anni? Non solo è possibile, è utile
Tantissime donne si avvicinano ai corsi NAD non a 20 anni, ma a 35, 40, 45.
E non lo fanno con leggerezza. Lo fanno con una consapevolezza diversa.
Hanno già lavorato, cresciuto figli, vissuto vite complesse.
Ed è proprio questa ricchezza a renderle allieve speciali e professioniste solide.
Non esiste “troppo tardi” per imparare qualcosa che ci fa sentire più vere.
E la maturità porta in dote una cosa fondamentale: capacità di scelta.
Da dove cominciare: un piccolo passo autentico
Non serve sapere tutto. Serve iniziare.
- Ritagliati un momento per chiederti cosa vuoi davvero.
- Visita il sito di NAD, guarda i programmi, esplora i progetti degli studenti.
- Partecipa a un open day (anche online), chiedi informazioni senza paura.
- Fai una scelta non perfetta, ma sincera. Anche solo iscriverti a una lezione.
Tutte le storie iniziano da un primo passo. Il resto si costruisce.
Il lavoro dei sogni non è un’utopia: è un diritto e una possibilità
Nessuno può garantirti una vita perfetta. Ma un lavoro che ti rappresenti, che ti rispecchi, che ti metta in moto: quello sì, è possibile.
Moda, design e comunicazione non sono solo industrie. Sono luoghi di identità. Di espressione. Di valore. E oggi, più che mai, sono aperti a chi sa mettersi in gioco con passione, preparazione e verità.
Non chiederti se sei pronta.
Chiediti se puoi ancora permetterti di aspettare.E se senti che è il tuo momento, inizia da te.
Che sia da Verona, Milano o da casa tua, il primo passo è già davanti a te.