Cos’è la sindrome di Alice nel paese delle meraviglie? Purtroppo, ancora oggi viene spesso confusa con la psicosi.
Scoperta intorno al 1955, la sindrome di Alice nel paese delle meraviglie è ancora oggi poco conosciuta. E’ proprio per questo che spesso viene confusa con la psicosi, spingendo quanti ne soffrono ad aver paura della diagnosi. Scopriamo cos’è, come si manifesta e la cura.
Cos’è la sindrome di Alice nel paese delle meraviglie
A parlare per la prima volta della sindrome di Alice nel paese delle meraviglie è stato Caro Lippmann nel 1952, ma ad aver approfondito il disturbo, rendendolo noto, è stato John Todd nel 1955. Non a caso, spesso viene chiamata sindrome di Todd. Nomenclatura a parte, è bene capire cos’è e come si manifesta, visto che ancora oggi viene spesso confusa con la psicosi.
Come suggerisce il nome, la sindrome causa una visione distorta della realtà. A differenza delle malattie psicotiche, dove le allucinazioni vengono percepite come reali, quanti soffrono di questo disturbo sono consapevoli che si tratta di una percezione sbagliata e momentanea.
Nello specifico, il difetto visivo riguarda solo la grandezza degli oggetti, delle parti del corpo o dei volti delle persone, che possono apparire più vicini o distanti. Talvolta si può avere qualche difficoltà nel riconoscere i volti, oppure potrebbero manifestarsi depersonalizzazione e derealizzazione. A prescindere dai sintomi, è un disturbo neurologico che si manifesta soprattutto nei bambini con età media di 8 anni e tende a scomparire durante l’adolescenza.

Come si cura la sindrome di Todd
Per quanto riguarda la causa, la sindrome di Todd è generata da un’ipereccitazione patologica della corteccia cerebrale. Il motivo per cui ciò accade è ancora al vaglio degli studiosi. Il problema più grande di questo disturbo sta nella diagnosi. Spesso, infatti, viene confuso con la psicosi e, di conseguenza, si sbaglia il trattamento.
E’ anche per questo che quanti ne soffrono hanno paura di chiedere aiuto. Generalmente, la cura prevede sia la psicoterapia che l’assunzione di farmaci antiepilettici e anticonvulsivanti.