Il lavoro fa i conti con il tempo perso per call e mail: essere sempre connessi fa “perdere” due giorni a settimana.

Le call conference, le riunioni e le risposte alle tante e-mail che arrivano durante la giornata sono una perdita di tempo. Non in senso generale, ovviamente. Ma nel concreto sì. Lo riferisce una recente analisi di Microsoft, riportata sul Corriere della Sera. A quanto pare essere sempre connessi porta infatti a “perdere” ogni settimana due giorni di lavoro. Il costo da pagare, i cosiddetti “digital debts”. Nel mondo del lavoro attuale, c’è infatti sempre più bisogno di un confronto. Ma confrontarsi vuol dire anche non essere produttivi, e questo porta, di fatto, a un circolo vizioso di perdite di tempo e continue distrazioni che tolgono efficacia all’operatività.

Troppe call e mail: quanto lavoro perdiamo

Secondo l’indagine effettuata da Microsoft, la gran parte dei lavoratori trascorre, in media, 8,8 ore a settimana leggendo o scrivendo e-mail e almeno 7,5 ore partecipando a riunioni dal vivo o tramite videochiamata. Un ammontare di impegni “non operativi” che, di fatto, porta alla sensazione di essere continuamente interrotti nella propria attività. Non a caso, il 68% delle persone intervistate ha affermato di sentirsi stressata dalla mancanza di tempo per poter fare ciò che il lavoro richiederebbe.

donna lavoro depressione
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Essere attenti al 100%, focalizzarsi esclusivamente sui propri obiettivi lavorativi e quell’operatività che le aziende richiedono, è sempre più difficile in un contesto in cui viene chiesto ai lavoratori di rimanere connessi e di non tralasciare alcun aspetto della comunicazione all’interno dell’azienda.

Le riunioni servono davvero?

Anche a questa domanda l’indagine ha provato a dare una risposta. Evidente che, oltre alla comunicazione tramite e-mail, spesso necessaria, una buona parte del tempo sul posto di lavoro viene sottratta da riunioni, confronti e call che dovrebbero in teoria portare a migliorare la produttività di un’azienda.

Tuttavia, secondo molti intervistati la qualità delle riunioni non è alta. Anzi, per il 58% delle persone che hanno partecipato all’indagine durante una riunione virtuale è difficile, se non quasi impossibile, confrontarsi in maniera schietta e diretta con i propri colleghi o superiori. Se poi ci si collega con qualche minuto di ritardo, per il 57% degli intervistati diventa complicatissimo stare al passo con quanto viene dibattuto, mentre per il 55% spesso sono addirittura oscuri i veri obiettivi delle riunioni. Senza considerare che da febbraio 2020, e quindi dall’inizio della pandemia, i meeting tramite web si sono triplicati rispetto al passato.

Una serie di cambiamenti e di novità che, tra l’altro, non trova spesso giustificazione. Secondo un lavoratore su tre, infatti, la propria presenza durante le riunioni non è fondamentale. Verrebbe da chiedersi perché allora il singolo individuo accetta di partecipare. La risposta, secondo l’analisi condotta, sta nel fattore Fomo (fear of missing out), la paura di perdersi qualche novità o di non sembrare aggiornato agli occhi non solo dei superiori, ma anche dei colleghi. Insomma, un discorso che si lega all’apparenza, ma che rende, di fatto, molto complicato riuscire a garantire una “sostanza” adeguata, dal punto di visto delle singole attività operative.

DONNAGLAMOUR ULTIM'ORA

ultimo aggiornamento: 12 Maggio 2023 11:30


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