Uno “sgarbo” milionario per Re Carlo e non c’entra il principe Harry: l’indiscrezione senza precedenti che fa tremare Buckingham Palace.
Dopo lo scandalo dei giardini di Highgrove e le continue tensioni familiari con Harry e Andrea, per Re Carlo arriva un nuovo “sgarbo” difficile da ignorare. Un gesto silenzioso, ma potentissimo, ha messo a nudo lo stato attuale del consenso verso la Corona: decine di migliaia di istituzioni pubbliche hanno detto no all’immagine del Re, voltando simbolicamente le spalle al sovrano.
Crisi nera per la Famiglia Reale inglese: i dati
Secondo lo storico Ed Owens, esperto della Famiglia Reale, il rifiuto del ritratto è sintomatico di un cambiamento profondo: “Se tornassimo indietro di 100 anni, vedremmo quasi certamente un’immagine del Re nella maggior parte delle istituzioni pubbliche e in molte private, e anche in molte case private. In termini di significato di questa particolare figura per la vita della gente comune, penso che sia molto indicativo“.
I numeri non mentono. Nel 2019 il sostegno alla Monarchia era al 60%. A marzo 2024 è sceso al 51%. Un calo netto che riflette un malcontento crescente, mai così evidente.
Re Carlo e lo “sgarbo” molto costoso: cosa succede
Secondo quanto rivelato in esclusiva dal Guardian, come riportato da Dilei.it, ben 46mila enti pubblici nel Regno Unito hanno rifiutato l’offerta di esporre gratuitamente un ritratto di Re Carlo III. L’iniziativa – lanciata dopo l’Incoronazione e finanziata con fondi pubblici – avrebbe dovuto celebrare e rafforzare la figura del nuovo monarca in tutti gli ambienti pubblici, dagli ospedali alle università, dai municipi agli uffici statali. Invece, si è rivelata un flop senza precedenti.
L’idea, promossa dal governo conservatore, puntava a mostrare unità e sostegno alla Monarchia. Ma la risposta del Paese è stata gelida. Il programma, descritto come “costoso e impopolare“, è stato pesantemente criticato da più fronti.
Il governo attuale ha persino evitato di comunicare quali istituzioni abbiano accettato il ritratto, per non “dare origine a controversie” e non alimentare “una percezione pubblica negativa“. Come spiegato, rivelare questi dati “potrebbe suscitare domande sul perché alcune organizzazioni abbiano richiesto il ritratto e (per estensione) perché altre non lo abbiano fatto“.
