Perché i maschi battono le femmine in matematica: lo studio svela quando tutto cambia

Perché i maschi battono le femmine in matematica: lo studio svela quando tutto cambia

Perché i maschi sono più bravi delle femmine in matematica? Secondo un recente studio, tutto cambia con l’ingresso nella scuola elementare.

Uno studio francese accende i riflettori sul divario delle competenze in matematica tra bambini maschi e bambine femmine. Perché i primi sono più bravi? Secondo la ricerca, la mente dei bimbi subisce una sorta di cambiamento con l’ingresso nella scuola elementare.

Perché i maschi sono più bravi delle femmine in matematica?

La matematica? O la odi, o la ami, non ci sono vie di mezzo. Eppure, un recente studio francese potrebbe aiutarci a capire perché spesso i maschi sono più bravi delle femmine nel risolvere problemi, equazioni & Co. La ricerca, coordinata dalla psicologa cognitiva Elizabeth Spelke e pubblicata sulla rivista Nature, ha preso in esame 2,5 milioni di alunni francesi monitorati per cinque anni.

Il risultato è sorprendente, soprattutto per due aspetti. Durante il periodo che i bambini trascorrono all’asilo non ci sono differenze sostanziali tra i due sessi. Sia maschi che femmine hanno lo stesso approccio ai numeri e al ragionamento matematico. Questa parità, però, sparisce subito dopo l’ingresso nella scuola elementare, ossia quando inizia l’insegnamento vero e proprio della matematica.

A stupire sono anche le tempistiche. Già dopo qualche mese dall’inizio delle elementari, i bambini maschi risultano più bravi delle femmine. Il divario tra i due generi, ovviamente, aumenta con il passare degli anni. “Era ancora più grande in quarta elementare e in prima media era ancora più grande“, ha sottolineato Spelke.

Matematica, maschi Vs femmine: la scuola è centrale

Appurato che il divario tra maschi e femmine inizia in prima elementare e aumenta nelle classi successive, una domanda sorge spontanea: di chi è la colpa? Lo studio francese conferma che non c’è alcuna differenza genetica generale tra la mente dei maschietti e quella delle femminucce, quindi l’inghippo è da rintracciare altrove.

Spelke ha sottolineato che di mezzo non c’è neanche un pregiudizio sociale, visto che “se ci fosse stato e i genitori ne fossero suscettibili, ci aspetteremmo che i ragazzi fossero più orientati verso i compiti spaziali e numerici quando arrivavano a scuola per la prima volta“. Non si hanno ancora certezze, ma sembra che la causa del divario sia da ricercare proprio tra i banchi di scuola.