Ornella Vanoni, il racconto della regista Andrée Ruth Shammah: le ultime parole della cantante prima della morte.
La scomparsa di Ornella Vanoni ha lasciato un vuoto incolmabile nel cuore di chi l’ha conosciuta e amata. In molti omaggiano la grande artista dopo la sua morte e un racconto in particolare ha commosso il pubblico: quello della regista teatrale Andrée Ruth Shammah, storica amica della cantante, che a La Volta Buona ha condiviso l’ultima telefonata avuta con lei, proprio il giorno della sua scomparsa.
L’ultima telefonata tra Ornella Vanoni e Andrée Ruth Shammah
Nel giorno della sua scomparsa, Ornella Vanoni ha parlato al telefono con Andrée Ruth Shammah. Una conversazione carica di affetto, ma anche intrisa di una sottile malinconia. “Io la conosco da sempre, se vado indietro con i ricordi c’è sempre lei“, ha detto, emozionata.
Ricordando quel momento, ha rivelato: “Il giorno in cui è scomparsa, venerdì, l’ho sentita, aveva la voce un po’ triste, ma si è preoccupata molto della mia salute, mi chiedeva cose. Io le ho detto, ‘ok, ma smetti di pensare a me, dimmi di te, sento che hai la voce un po’ triste’. Lei mi ha detto, ‘eh, cosa vuoi, ho 91 anni, devo fare l’allegra?!’”.
Il presagio di un addio in quell’ultima frase
Andrée Ruth Shammah è convinta che Ornella Vanoni avesse intuito che quella sarebbe stata la loro ultima conversazione: “Come ci siamo salutate? Sì, purtroppo. Perché le ho detto di vederci presto, lei prima mi aveva detto, ‘ho poco tempo’. E questo… torna presto (…). Adesso se ci penso, in quella chiamata c’era già il fatto che quella sarebbe stata l’ultima telefonata. Forse lei l’aveva capito, lo sentiva“.
Infine, la regista ha ricordato il momento del funerale e il profondo impatto del silenzio del figlio della cantante, Cristiano Ardenzi. “I funerali erano molto sentiti. Il figlio è stato muto. Io l’ho sentito molto presente e ha tenuto la bara. Se n’è parlato poco, ma secondo me la cosa più forte del funerale era questo figlio, io di quel giorno ho il ricordo del silenzio di Cristiano“, conclude.
