Puccio Fede ricorda il fratello Emilio, le rivelazioni inaspettate sul loro difficile rapporto: “Per lui eravamo i parenti poveracci”.
Il ricordo di Emilio Fede, scomparso a inizio settembre, arriva dalle parole del fratello Puccio, oggi 89enne, che in una lunga intervista ha raccontato momenti intimi e poco noti della loro vita familiare. Dall’infanzia segnata dalla guerra in Etiopia fino ai primi passi nel giornalismo, il racconto traccia un ritratto complesso del celebre giornalista e del rapporto con i fratelli, vissuto tra affetto e distanze difficili da colmare. Ma scopriamo che cosa ha rivelato.
L’infanzia in Etiopia e i ricordi di guerra
“Eravamo quattro fratelli: Antonio, Emilio, io e Carlo. Sono rimasto solo io” ha ricordato Puccio, sottolineando come la loro infanzia fosse stata segnata dal conflitto.
Il padre, poliziotto ad Addis Abeba durante la guerra, si occupava di controspionaggio: “Quando una spia inglese veniva catturata, la portavano a casa nostra, nel seminterrato. Con Antonio ed Emilio sentivamo le urla“.
Dopo la riconquista inglese, il padre fu deportato in un campo per fascisti, mentre i figli riuscirono a rientrare in Italia grazie a un corridoio umanitario. Quell’esperienza, fatta di paura e di sacrifici, segnò profondamente i fratelli, che crebbero in un contesto di resilienza e adattamento.
Un legame familiare complesso
Pur partecipando al funerale del fratello, Puccio non ha nascosto il rapporto difficile che lo legava a Emilio Fede.
“Non ci vedevamo spesso, ma a nostro modo ci volevamo bene, anche se lui ci considerava i fratelli poveracci” ha detto con amarezza.
L’episodio che più gli è rimasto impresso riguarda le nozze della figlia di Emilio: “Mi invitò al matrimonio della prima, ma non a quello della seconda, credo perché ci doveva essere Berlusconi“. Nonostante le distanze e le incomprensioni, i due fratelli hanno condiviso momenti significativi che hanno lasciato il segno in entrambi.
