Cristina D’Avena denuncia l’uso illecito del suo volto in immagini “a luci rosse” false diffuse online. L’intervista al Corriere della Sera.
Mentre si parla del ritorno in TV di Andrea Delogu, un dramma coinvolge Cristina D’Avena. La storica voce delle sigle dei cartoni animati è finita nel vortice del caso Social Media Girls, una piattaforma digitale che ha diffuso immagini contraffatte di donne dello spettacolo, incluse conduttrici, attrici e anche figure politiche. Ecco la sua esperienza raccontata in un’intervista al Corriere della Sera.
Cristina D’Avena e le foto a luci rosse create con l’IA
Cristina D’Avena è rimasta profondamente scossa dalla scoperta che il suo volto è stato utilizzato su immagini a luci rosse false, diffuse attraverso il sito Social Media Girls. “Ero talmente scossa dalla scoperta di quel sito per quelle immagini in cui appaio nuda talmente fuori dalle mie idee e dal mio modo di pensare che credevo non ci fosse niente da commentare“, ha raccontato al Corriere della Sera.
Secondo la cantante, come riportato da Leggo.it, non si tratta nemmeno di immagini generate da intelligenza artificiale, ma di veri e propri fotomontaggi: “Si è parlato di intelligenza artificiale ma a me sembrano fotomontaggi: il mio viso montato su corpi di altre persone“.
Inoltre, sottolinea che nonostante non siano foto reali, l’effetto su di lei è stato devastante: “Non sono foto vere e quindi quella non sono io, ma sono andati a rubare scatti fatti in momenti belli, importanti e li hanno sporcati in questo modo“.
“Vederti rappresentata così sporca”
Ciò che ha colpito più duramente Cristina D’Avena è stato vedere alcune sue foto personali trasformate in modo offensivo: “Per tutta la mia vita mi sono impegnata per non fare scandali, ho sempre cercato di avere una immagine ultra pulita. Addirittura i paparazzi si arrampicavano sugli alberi sperando mi slacciassi il costume al mare e ci sono sempre stata attenta. Non prendevo il sole in topless nemmeno a casa mia. E ora vedo il mio viso su immagini del genere. Tutto questo lavora a livello psicologico, l’essere ridotti a oggetto ha un significato“.
Infine, aggiunge: “il corpo non è mio (…). Ma vederti rappresentata così sporca: sia un’immagine che non ho mai voluto sporcare ma anche la mia vita vera, i miei ricordi impressi in quelle foto. (…) E mi fa schifo, oltre a spaventarmi“.
