Cosa significa slop? Anche se il termine può suonare nuovo, è probabile che tu ti sia già imbattuto nei suoi effetti più fastidiosi, navigando online o ricevendo contenuti inutili via email.
Dopo anni in cui lo spam ha intasato le nostre caselle di posta, ora si fa strada un nuovo nemico digitale: lo slop. Un fenomeno legato all’uso (e abuso) dell’intelligenza artificiale generativa. Scopriamo da dove nasce questo termine, cosa significa davvero e perché dovremmo iniziare a preoccuparci.
- Origine: dall’inglese “slop” (sbobba, brodaglia).
- Quando si usa: per indicare contenuti generati in massa dall’IA, di bassa qualità, ripetitivi o fuorvianti.
- Lingua: inglese.
- Diffusione: globale, con una crescita esponenziale dal 2022 in poi.
Cosa significa slop e perché si usa
Il termine slop proviene dall’inglese e viene tradotto, letteralmente, con “sbobba” o “brodaglia”. Un’immagine piuttosto chiara che rende bene l’idea: si tratta di contenuti insipidi, inutili e creati in modo massivo, spesso generati da chatbot o strumenti di intelligenza artificiale.
Il termine ha iniziato a diffondersi nel 2022, parallelamente al boom delle immagini artistiche create dall’IA, e si è affermato ancora di più dopo che Google ha integrato il modello Gemini nei risultati di ricerca, ricevendo critiche da molti utenti che li hanno definiti “slop”: contenuti senza anima e di scarsa qualità.
In pratica, lo slop è la nuova forma di inquinamento digitale. Non solo dà fastidio, ma distorce l’informazione, disorienta gli utenti e crea un clima di diffidenza crescente verso ciò che leggiamo online.
Le minacce dello slop online
Il slop non è solo noioso o fastidioso. In alcuni casi può essere davvero pericoloso. Molti contenuti slop vengono prodotti con uno scopo ben preciso: generare traffico, raccogliere click, vendere pubblicità, o peggio, falsare i risultati dei motori di ricerca. Ma non finisce qui: lo slop può anche veicolare informazioni sbagliate, con gravi conseguenze.
Un caso emblematico? I libri sull’identificazione dei funghi pubblicati su Amazon e scritti da chatbot, che riportavano indicazioni errate potenzialmente letali. E non è solo una questione di libri. Lo slop si infiltra ovunque: nei social, nelle newsletter, nei blog e persino nelle email. Il rischio? Che contenuti generati dall’IA male utilizzata spingano gli utenti a prendere decisioni sbagliate, o li espongano a truffe e phishing.
Come difendersi dallo slop e dallo spam evoluto
La prima regola è semplice, ma fondamentale: diffidare dei contenuti sospetti, soprattutto se condivisi da account o indirizzi email sconosciuti. Occhio a testi mal scritti, titoli clickbait, immagini generate in serie o email che sembrano troppo “robotiche”.
Strumenti come Email Filtering ed Email Security possono essere un valido alleato per bloccare i contenuti slop prima ancora che raggiungano la nostra inbox.Come è successo con lo spam nei primi anni 2000, anche lo slop rischia di diventare una vera e propria emergenza digitale, soprattutto ora che l’intelligenza artificiale è sempre più accessibile a chiunque.
