In Cina sono stati scoperti 20 nuovi virus nei pipistrelli: a preoccupare sono 2, considerati potenzialmente letali per gli uomini.
Un nuovo allarme arriva dalla Cina: sono stati scoperti 20 virus mai visti prima nei pipistrelli. A destare maggiore preoccupazione sono due ceppi, considerati portatori di malattie mortali negli esseri umani. Questi batteri possono diffondersi tramite l’urina.
Cina: scoperti 20 nuovi virus nei pipistrelli
Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Istituto dello Yunnan per il controllo e la prevenzione delle malattie endemiche, ha scoperto 20 nuovi virus nei pipistrelli che vivono in Cina. L’indagine, pubblicata sulla rivista Plos Pathogens, accende un nuovo allarme perché 2 di questi batteri sono imparentati con i pericolosi Nipah ed Hendra, che causano malattie con alti tassi di mortalità negli esseri umani.
I ricercatori, coordinati da Mang Shi e Yun Feng, non hanno analizzato le feci dei pipistrelli, ma hanno deciso di concentrarsi sui loro reni. Hanno preso in esame 142 esemplari appartenenti a 10 specie diverse, monitorandoli per ben quattro anni in cinque aree diverse della provincia dello Yunnan. L’indagine ha consentito di scoprire 22 virus diversi. 20 dei quali sconosciuti e anche un nuovo parassita (provvisoriamente chiamato Klossiella yunnanensis) e due specie batteriche (una delle quali nuova, la Flavobacterium yunnanensis).
Nuovi batteri nei pipistrelli: quali sono i rischi?
Dei 20 nuovi batteri scoperti nei pipistrelli, solo due destano preoccupazione. Oltre all’elevato tasso di mortalità associato ai batteri con essi imparentati, ad allarmare è il fatto che questi mammiferi vivono vicino a frutteti e insediamenti umani. Ergo: se la loro urina contamina la frutta il rischio per la salute umana e il bestiame è altissimo.
“Questi risultati ampliano la nostra comprensione dei patogeni presenti nei reni dei pipistrelli, evidenziano le minacce critiche e mettono in luce la necessità di analisi microbiche complete e ad ampio spettro su organi precedentemente poco studiati, in modo da valutare meglio i rischi di diffusione a partire dalle popolazioni di pipistrelli“, hanno dichiarato i ricercatori.
