La storia di Veronica Panarello, la donna condannata a 30 anni in Cassazione per aver ucciso a sangue freddo il suo piccolo Lorys.

La sentenza di primo grado l’ha descritta “spregiudicata e glaciale”. Lei è Veronica Panarello, la donna accusata di aver ucciso il figlio allora di 8 anni, Lorys Stival. nella casa di Santa Croce Camerina, e di aver poi trasportato il corpo del bimbo laddove è stato trovato, in un canale.

Una sentenza impugnata dalla donna ma che la Cassazione, nel novembre del 2019, ha confermato. Tutto a pochi giorni dall’anniversario di quella tragica morte, avvenuta il 29 novembre del 2014.

Chi è Veronica Panarello: la biografia

Veronica Panarello è nata il 1 novembre del 1988 a Caltagirone, in provincia di Catania. Ha vissuto una parte della sua infanzia in provincia di Savona, ma a 12 anni è tornata in Sicilia. All’età di 14 anni ha vissuto un grande shock: la madre, infatti, le ha confessato averla concepita durante una relazione occasionale. La ragazza a quel punto ha iniziato a cercare il vero padre e inoltre avrebbe più volte tentato il suicidio.

Chi è il marito di Veronica Panarello?

Si chiama Davide Stival il marito e padre dei due figli di Veronica Panarello. Lorys, il piccolo nato dal 2006 e del cui omicidio del 2014 è accusata proprio la madre, e Diego, nato invece nel 2008. Dopo la sentenza della Cassazione del novembre del 2019, l’uomo ha detto: “Finalmente è finita”, in relazione alla condanna della moglie per l’omicidio.

Veronica Panarello: le tre versioni

Durante il processo sulla morte di Lorys Stival, Veronica Panarello ha offerto diverse versioni sulla vicenda. Eccole ricostruite:

– Nel novembre 2015 racconta che suo figlio si sarebbe strangolato con delle fascette di plastica e che lei si sarebbe occupata di scaricarne il corpo nel canale del vecchio mulino perché in preda allo shock. Questa è una confessione in piena regola, a un anno dall’omicidio.

– Nel gennaio 2016 cambia versione: confessa infatti alla psicologa del carcere che il bambino lo avrebbe ucciso suo suocero, Andrea Stival, con la quale lei avrebbe avuto una relazione amorosa. Una accusa che coinvolge nel delitto, in quel momento, un’altra persona. Secondo il racconto il piccolo Lorys, scoperta la relazione, avrebbe espresso l’intenzione di dire tutto al padre, motivo secondo la Panarello, che avrebbe portato il suocero a commettere il delitto.

-Come atto dovuto dopo le accuse, Andrea Stival, padre di Davide e suocero di Veronica, è stato indagato ma poi prosciolto perché estraneo ai fatti.

Le accuse di Veronica Panarello ad Andrea Stival

A proposito delle accuse al suocero, a Quarto Grado, nel 2017, una ex compagna di cella di Veronica fermo che tali accuse furono fatte per vendetta: “Ha detto che l’ha fatto apposta perché il marito l’aveva abbandonata in carcere e quindi lei si stava vendicando”.

Veronica Panarello: la sentenza e la condanna

-Il 17 ottobre del 2016 la Procura di Ragusa ha emesso la condanna in primo grado di Veronica Panarello a 30 anni di carcere con l’accusa di omicidio premeditato aggravato ed occultamento del cadavere.

Le motivazioni non lasciano dubbi sulla convinzione di chi l’ha condannata. In totale sono 190 le pagine delle motivazioni, all’interno delle quali il Gup di Ragusa scrive: “Non possono non impressionare la rapidità di esecuzione del soffocamento, la fredda e lucida risoluzione nel dissimulare una violenza sessuale subita da Lorys, il cinismo con la quale decide di liberarsi del corpo gettandolo dentro il canalone come se fosse uno dei tanti sacchi di spazzatura”. Sul fatto che subito dopo sia sia recata ad un corso di cucina: “come se la soppressione di Lorys fosse stata un’ordinaria faccenda domestica da sbrigare per recarsi indisturbata a svagarsi”. La condanna arriva, sempre secondo quanto si legge, perché ritenuta “colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio”.

La conferma in Corte d’Appello

-L’anno successivo, il 5 luglio del 2018, la Corte D’Assise d’Appello di Catania conferma la condanna in primo grado. In quel frangente Veronica Panarello si rivolge al suocero con parole durissime: “Prega Dio che io ti trovi morto, perché ti ammazzo con le mie mani quando esco”.

La Cassazione

Il 22 novembre del 2019 la condanna diventa definitiva: la Cassazione giudica il ricorso “inammissibile”, sottolineando come Veronica Panarello sia stata “lucida e cosciente”. Secondo la Cassazione infatti “la condotta posta in essere dall’imputata subito dopo l’omicidio del figlio risulta lucidamente finalizzata al depistaggio delle indagini che sarebbero inevitabilmente seguite una volta scoperta la morte del bambino, con la immediata risoluzione di disfarsi del cadavere del figlio buttandolo in un canale in una contrada periferica, con la simulazione di una violenza sessuale ai danni del piccolo, con il disfacimento degli oggetti adoperati per commettere il delitto o comunque a esso riconducibili”.

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ultimo aggiornamento: 2 Novembre 2023 20:35


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