La mattina del 16 ottobre 1943 i tedeschi nazisti fecero razzia nel ghetto romano in cui Emanuele Di Porto, appena 12enne, viveva. Si salvò grazie alla generosità di alcuni cittadini e ad un tram…

Emanuele Di Porto scampò ai rastrellamenti degli ebrei romani, all’alba dell’orrore nazista, grazie all’aiuto di alcuni cittadini. Una catena di solidarietà lo aiutò a sfuggire alla cattura e alla deportazione e la sua storia non smette di emozionare anche attraverso il libro dedicato al suo percorso, scritto da Tea Ranno e intitolato Un tram per la vita. Scopriamo la biografia e la straordinaria esperienza che ha segnato la sua esistenza.

Chi è Emanuele Di Porto e dove vive?

Emanuele Di Porto è nato a Roma, dove vive, nel 1931 e aveva appena 7 anni quando furono promulgate le leggi razziali. La sua storia è simbolo di dolore e speranza tra i ricordi atroci e drammatici della Shoah, scampato al rastrellamento nazista del ghetto in cui viveva con la sua famiglia.

Il 16 ottobre 1943, quando i tedeschi fecero irruzione nelle loro case per catturarli e deportarli nei campi di concentramento e sterminio, Emanuele Di Porto avrebbe cercato di salvare la madre, ma sarebbe stata lei, con il suo gesto, a salvare lui spingendolo via e intimandogli di scappare.

La vita privata di Emanuele Di Porto

La vita privata di Emanuele Di Porto è segnata in modo indelebile dalla tragedia e dall’orrore del nazismo. Dal 16 ottobre 1943 non avrebbe rivisto sua madre, deportata e uccisa ad Auschwitz-Birkenau. La sua salvezza, invece, sarebbe passata attraverso il cuore gentile di alcuni cittadini che lo hanno protetto nascondendolo su un tram per giorni prima che potesse ritrovare suo padre.

Cresciuto in via della Reginella con i genitori, Virginia Piazza e Settimio Di Porto, Emanuele Di Porto è stato protagonista di una storia di straordinario coraggio e di speranza nell’inferno del male nazista. Dopo aver visto la madre finire prigioniera delle SS, sarebbe riuscito a scappare per guadagnare una via di fuga salendo su un tram al primo capolinea.

Sono ebreo. Mi stanno cercando i tedeschi”. Con queste parole, confidate al bigliettaio, Emanuele Di Porto ha iniziato la sua corsa per la vita, sostenuto dallo stesso e dall’autista, poi dai loro colleghi dei turni successivi che gli avrebbero permesso di restare nascosto sul mezzo condividendo con lui il loro cibo e rassicurandolo fino a che un amico di famiglia, salito per caso su quel tram, lo avrebbe riconosciuto e riportato tra le braccia del papà che nel frattempo aveva trovato un rifugio da alcuni parenti.

Nel libro Un tram per vita, la scrittrice Tea Ranno racconta la storia commovente  di Emanuele Di Porto, uno degli ultimi testimoni del rastrellamento nazista nel cuore di Roma.

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ultimo aggiornamento: 26 Gennaio 2023 13:34


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