Acqua sicura e controllata: una regione italiana batte tutti e sconfigge i PFAS

Acqua sicura e controllata: una regione italiana batte tutti e sconfigge i PFAS

Una sola regione italiana è riuscita a garantire acqua senza PFAS, anticipando le misure previste a livello nazionale: di quale parliamo.

In un Paese in cui la qualità dell’acqua potabile è sempre più sotto osservazione, una regione italiana ha compiuto un passo storico, riuscendo ad azzerare la presenza di PFAS, le sostanze perfluoroalchiliche considerate tra le più dannose per l’ambiente e la salute. Grazie ad un piano di monitoraggio costante e ad un coordinamento tra istituzioni, aziende sanitarie e gestori idrici, questa regione, dunque, ha raggiunto un risultato che nessun’altra del Paese può ancora vantare: un sistema di controllo permanente, che garantisce ai cittadini acqua sicura, trasparente e pulita. Scopriamo di quale regione si tratta.

La regione italiana con l’acqua più pulita e priva di PFAS

Da ottobre 2025, la regione Umbria ha attivato il primo sistema permanente di monitoraggio dei composti perfluoroalchilici nelle acque potabili italiane, anticipando – di oltre un anno – le scadenze fissate a livello nazionale.

Il progetto nasce da un protocollo sottoscritto tra Regione, ARPA, USL Umbria 1 e 2, AURI e i principali gestori idrici – Umbra Acque, SII e VUS – al fine di garantire ai cittadini un controllo continuo e trasparente sulla qualità dell’acqua.

Esami acqua

L’accordo prevede una rete di analisi capillari sull’intero territorio umbro, con centinaia di campioni raccolti tra ottobre e dicembre 2025.

I controlli seguono una logica di sorveglianza ambientale continua, basata su laboratori accreditati e protocolli condivisi. ARPA e le aziende sanitarie locali effettueranno campionamenti indipendenti nei punti strategici della rete, monitorando fino a trenta varianti di PFAS, comprese le molecole considerate più pericolose per la salute umana.

Un esempio per le altre regioni dello Stivale

L’Umbria, con questo piano, diventa, dunque, un esempio virtuoso di coordinamento tra enti pubblici e gestori tecnici. La trasparenza è uno dei cardini dell’iniziativa: infatti, tutti i risultati saranno consultabili sul portale pubblico lacquachebevo.it, dove i cittadini potranno accedere ai dati aggiornati sulle analisi, sui laboratori coinvolti e sui punti di prelievo.

Il protocollo prevede anche una procedura immediata in caso di superamento dei limiti di sicurezza. Se una fonte risulta contaminata, i campioni saranno verificati da un secondo laboratorio e scatterà un piano congiunto di intervento: dal ricorso a fonti alternative, fino all’installazione di filtri e alla temporanea deviazione delle reti idriche.