Continua The Fashion Duel, la campagna di Greenpeace per una moda sostenibile e priva di sostanze pericolose per l’ambiente e per il consumatore finale

L’obiettivo è ambizioso, ma non chiamatela utopia: Greenpeace crede davvero che entro il 2020 saranno eliminate dalla produzione di capi d’abbigliamento tutte le sostanze tossiche e  pericolose per  l’uomo. È il traguardo che si propone The Fashion Duel, una campagna di sensibilizzazione nei confronti delle industrie del fashion  system, che è andata ad analizzare quanto e in che forma le varie aziende di moda sono rispettose della natura e degli stessi clienti.

Molti capi infatti – sostengono gli attivisti di Greenpeace e i promotori della campagna – sono prodotti utilizzando agenti nocivi per l’ambiente e per chi li indossa. Undici i magrogruppi di sostanze pericolose comunemente utilizzate dall’industria tessile e da quella cosmetica. Tra questi, i più dannosi sono gli ftalati, i composti perfluorurati e Nonilfenoletossilati, unitamente ai metalli pesanti concentrati in eccesso nelle cinte e agli iperfluorocarburi negli articoli in pelle.

Sostanze ed elementi pericolosi tanto in fase di produzione, visto che spesso sono rilasciate in natura in aperto dispregio delle più elementari norme di tutela ambientale, ed  anche dopo la vendita, dal momento che – secondo uno studio pubblicato nel 2013 da Associazione Tessile e Salute –  il 7-8%  delle patologie della  pelle  in Italia è dovuto all’utilizzo di articoli tessili.

Molte aziende, soprattutto italiane,  hanno già aderito alla campagna The Fashion Duel ed in particolare al progetto Detox,  che prevede l’eliminazione immediata delle sostanze più pericolose: è il caso di colossi come Zara, Mango, H&M, ma anche di sette imprese made in Italy che si sono impegnate a rispettare i parametri nel corso dell’ultima edizione di Milano Fashion Week: Miroglio, Berbrand, Besani, Italdenim, Tessitura Attilio Imperiali e Zip Gdf.

E le grandi griffe, i principali ed universalmente noti promotori della moda italiana nel  mondo? Nel portale The Fashion Duel è pubblicata la classifica eco-friendly di Greenpeace. Promosso a pieni voti Valentino, meritatamente primo in classifica, a dimostrazione che l’alta moda non è – anzi non deve – essere necessariamente sinonimo di scarsa attenzione per l’ambiente. Clamorosamente nei bassifondi, invece, Dolce&Gabbana, Trussardi ed altri affermati marchi internazionali come  Chanel o Hermes. Addirittura in molti casi mancano divisioni interne al brand che si occupano di eco-sostenibilità, una leggerezza imperdonabile che campagne come “The Fashion Duel” stanno provando finalmente a correggere.

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ultimo aggiornamento: 5 Maggio 2022 11:02


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