“Sono un parente, fa parte di una setta”: l’accusa contro Simona Ventura. Il video

“Sono un parente, fa parte di una setta”: l’accusa contro Simona Ventura. Il video

Lo stalker di Simona Ventura racconta la sua verità: “Mi ha rovinato la vita, lei fa parte di una setta”, l’intervista a Le Iene.

Negli ultimi giorni la vicenda delle minacce rivolte a Simona Ventura e al marito Giovanni Terzi è tornata al centro dell’attenzione dopo il servizio de Le Iene: la trasmissione ha rintracciato l’uomo che da anni perseguita la coppia e ha portato alla luce non solo la gravità dei messaggi ricevuti, ma anche il quadro personale e sanitario del presunto stalker. Ma scopriamo che cosa è emerso.

Le minacce e l’inchiesta di Le Iene

La storia va avanti da circa tre anni. Tutto è iniziato quando Giovanni Terzi ha iniziato a ricevere decine di messaggi da un utente sconosciuto, arrivando a oltre duecento minacce. Alcune sono agghiaccianti: “Voglio morta Simona Ventura“, “Un giorno la ucciderò come merita“, “Dentro di me c’è un’incredibile sete di ucciderla“.

Terzi, inizialmente, non aveva detto nulla alla compagna per proteggerla, ma quando le parole si sono fatte sempre più violente non è stato più possibile restare in silenzio. Dopo un primo intervento delle forze dell’ordine la situazione sembrava essersi fermata, ma dieci giorni fa l’uomo è tornato a scrivere con una rabbia ancora più forte.

Proprio per questo il giornalista ha deciso di denunciare pubblicamente quanto accade e di raccontarlo a Le Iene. L’inviato Giulio Golia ha incontrato lo stalker: si tratta di un 48enne torinese, affetto da gravi disturbi psichiatrici. Le sue dichiarazioni sono un susseguirsi di deliri: “Io sono parente di Simona Ventura. Lei fa parte di una psicosetta che ha fatto diventare famosi tanti personaggi della televisione. Non ho fatto male a nessuno, le minacce erano parole dette per dire“.

La reazione di Simona Ventura

Di fronte a quelle immagini, Simona Ventura non ha nascosto la sua incredulità. “Se ha bisogno di un aiuto ci siamo – ha detto – ma queste persone pensano di essere nel giusto e non vogliono essere aiutate“.

Parole che raccontano bene lo smarrimento di chi, pur vivendo un incubo, riesce ancora a mostrare compassione.

Dal servizio è emerso anche il contesto familiare dello stalker: da 25 anni combatte con la malattia mentale, ha avuto cinque ricoveri e un TSO, non lavora e vive con i genitori. Il padre, anziano, lavora ancora per mantenerlo, mentre la madre è malata. Una situazione di profonda sofferenza, che non cancella la paura e l’angoscia vissute da Ventura e Terzi, ma che aggiunge un lato umano a questa vicenda.

Vorrei almeno aiutare i suoi genitori” ha spiegato Terzi, mostrando come, nonostante tutto, ci sia ancora spazio per la pietà.