Freud e la psicanalisi del bambino.

Tutti abbiamo sentito più o meno parlare di Freud e delle sue teorie sull’infanzia. Ma in cosa consistono precisamente queste idee dell’inventore della psicanalisi?

Lo scienziato austriaco immaginava i nostri bimbi come qualcosa di non precisamente soltanto tenero ed innocente, anzi come un insieme di impulsi e volontà incontrollate a cui potevano tenere argine soltanto i genitori con un insieme di regole essenzialmente basate sul metodo del premio e del castigo, del bastone e della carota.

Il bambino per Freud non ha un codice morale, è desiderio puro, di fame, di sete, di gioco, e se fosse per lui spingerebbe all’infinito ogni suo desiderio. I genitori devono farsi amare, ma anche temere e il bambino arriverà a provare una sorta di “angoscia” nei loro confronti quando avrà paura di non aver rispettato le loro regole. Questa angoscia è il precursore dell’angoscia morale che tutti noi proviamo da adulti quando sentiamo di aver tradito le nostre stesse leggi interiori.

Il dolore che sentiamo in tal caso è il nostro conflitto con quello che lo psicanalista chiamava il super-io, erede diretto della voce guida dei nostri genitori quando eravamo piccoli.

In pratica quella che chiamiamo morale è la versione adulta e introiettata dentro di noi delle “leggi” che i genitori ci hanno fatto osservare da piccoli.

Da piccoli ci dicevano: “fate i bravi”. Da grandi ce lo dobbiamo dire da soli.

Gillono Cinzia

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ultimo aggiornamento: 4 Dicembre 2013 9:37


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