Quella di usare l’acido contro la donna per vendicarsi di un tradimento, della voglia di ribellarsi o anche semplicemente della rottura di un rapporto sembra purtroppo essere diventata una tragica moda tra gli uomini italiani e non solo. Non c’è pena né risarcimento che possono davvero ripagare queste mogli o fidanzate rovinate per sempre.

Incredibile ma vero, ancora oggi nel 2014 nel mondo esiste una forma di aggressione particolarmente cruenta chiamata “vitriolage”, ovvero una forma di violenza disumana e premeditata che si esplica nel gettare della sostanza corrosiva in faccia e sul corpo della vittima prescelta con l’intenzione di punirla, torturarla, sfigurarla, fino ad ucciderla anche se possibile.

Usare dell’acido come arma è purtroppo diventato particolarmente di moda negli ultimi anni e a subirne le tragiche conseguenze sono per lo più le donne, di ogni etnia ed età.

Alle origini in Italia tale forma di violenza era associata in particolare ai gruppi mafiosi, che per la loro  insana volontà di “giustizia” ritenevano di dover punire i propri avversari o coloro che venivano ritenuti contrari al loro strampalato codice etico e morale cancellandoli letteralmente dalla faccia del mondo: la lista dei nomi dei bambini o parenti dei gruppi mafiosi antagonisti o dei cosiddetti traditori, perché pentiti e collaboratori con la giustizia vera, uccisi con l’acido è davvero molto lunga.

L’intento in questo caso però era quello soprattutto di usare sostanze corrosive che potessero cancellare ogni prova, per non lasciare segni e rischiare di commettere passi falsi che avrebbero potuto mettere la polizia sulle loro tracce. Spesso dunque le vittime venivano prima uccise o torturate e solo successivamente distrutte con l’acido.

L’immagine invece che abbiamo ora del vitriolage è un po’ diversa: alcuni uomini, sempre di più purtroppo, non sono in grado di accettare la fine di una storia, l’allontanamento della presunta persona amata che ritengono di dover possedere e che quindi, anche per principio, non possono far allontanare e lasciare a qualcun altro.

Per questa ossessione e follia molti mariti, ex fidanzati o anche semplici sconosciuti, diventati col tempo effettivi stalker, decidono di riprendere il controllo della vita delle loro donne, rovinandogliela per sempre.

L’acido diventa così lo strumento perfetto e perverso che, quando non uccide definitivamente, distrugge l’anima e il fisico delle vittime che finiscono dopo l’atroce violenza a dover subire decine e decine di operazioni chirurgiche anche solo per tornare a parlare, vedere o sentire, anche solo per tornare ad aver un volto, un volto però che molte non riusciranno mai ad accettare veramente.

La malvagità di questi aggressori è immensa perché sono consapevoli che con la loro assurda azione non solo provocano sfregi permanenti sul corpo, con seri handicap durevoli, ma condannano anche le loro vittime a non riuscire ad avere più, o con inimmaginabili difficoltà, una normale vita sociale, a portare avanti relazioni, e trasformarle in persone diverse, non autonome anche economicamente parlando.

Qualche anno fa i Paesi ai quali si associavano queste forme di violenze erano soprattutto le Nazioni arabe, come Iran o Afghanistan, asiatiche, come l’India o il Bangladesh, africane, come l’Uganda o l’Etiopia, fino ai paesi sudamericani dove in cima al triste podio svettava la Colombia.

Si tratta quasi sempre di culture in cui la donna è considerata come un oggetto, con un valore minimo, che deve necessariamente appartenere ad un uomo che ha il pieno controllo della sua vita.

L’Italia non dovrebbe rientrare tra queste culture. Eppure il nostro amato Stivale è uno dei nuovi Paesi in cui si stanno verificando i maggiori casi di attacchi con l’acido a sfondo sessista.

Il caso più celebre o recente è quello dell’avvocatessa Lucia Annibali che, dopo aver subito l’aggressione da parte del suo ex fidanzato Luca Varani per aver voluto troncare la loro storia, ha lottato per ottenere giustizia.

La sua forza ed il suo coraggio, anche di presentarsi davanti alle telecamere senza voler nascondere il suo nuovo volto deturpato, sono stati premiati e per la prima volta si è arrivati ad una pena quasi esemplare per la tipologia di reato che fino ad oggi raramente è stata presa davvero in considerazione dai tribunali nazionali: 20 anni di carcere a Luca e 14 anni ai due albanesi che hanno fisicamente gettato l’acido addosso a Lucia su commissione però dello stesso Varani.

Forse in questo caso si è riusciti ad arrivare ad una sentenza equa anche perché la vittima era proprio un avvocatessa, un membro della grande famiglia della giustizia italiana e perché forse lei, più delle altre donne sfigurate, sapeva come colpire il suo aguzzino, anche lui incredibilmente avvocato.

Meglio così. L’’importante infatti è che questa volta non ci siano stati inutili rinvii di giudizio, pene ridotte o analisi condotte con superficialità: di sicuro la controparte ora cercherà di ribaltare il risultato, ci auguriamo nel profondo del cuore senza successo alcuno.

Lucia nonostante tutto resta una vincente, una guerriera, consapevole però che non potrà mai abbassare l’arma, non potrà mai arrendersi e mettere la parola fine al suo inferno: la sua guerra anche contro sé stessa è appena cominciata, la sua condanna durerà per tutta la vita, pur sapendo di essere innocente.

Claudia Elena Rossi.

Guarda cosa accadde oggi.

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ultimo aggiornamento: 21 Febbraio 2022 9:09


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