Appello a tutte le donne a costituirsi parte civile al processo che si svolgerà entro marzo: almeno 5.000 le donne in Italia che hanno subito l’impianto delle protesi mammarie Pip, Poly implant prothèse

Scadono a fine marzo i termini per costituirsi parte civile al processo che si terrà in Francia sulle protesi mammarie difettose Pip, Poly implant prothèse. Possono fare ricorso tutte le donne nel mondo a cui sono state impiantate le Poly implant prothèse, sia per fini estetici che terapeutici.

L’appello alle donne italiane è stato lanciato dagli avvocati torinesi Renato Ambrosio e Stefano Bertone. I due legali aderiscono al Global justice network, la rete internazionale di legali che assiste le vittime al procedimento che si celebra presso il tribunale commerciale di Tolone.

Ambrosio e Bertone hanno stimato che siano almeno cinquemila le donne vittime delle Pip, ma si tratta di un numero inferiore rispetto a una possibile previsione. In Francia invece pare che siano coinvolte più di 30mila donne.

L’avvocato Renato Ambrosio afferma:

“La Pip, Poly implant prothèse, come società è già fallita. Ma si ci può costituire parte lesa ugualmente al processo perché esiste la possibilità di rivalersi contro la Tuv Rheinland, l’ente certificatore che non bloccò la diffusione delle protesi dannose. Si tratta di un ente solido, del principale certificatore in Francia. Insomma, la solvibilità c’è”.

Aggiunge il collega, l’avvocato Stefano Bertone:

“Occorre muoversi in fretta: le donne che intendono tutelarsi possono compilare un modulo disponibile sul sito del Global justice network in cui, in forma riservata, segnalano la propria spiegazione e storia. Dopo il 31 marzo scatterà la decadenza dei termini”.

In Francia invece, le cause civili contro le Pip sono iniziate prima che si concludesse il procedimento penale che è finito con la condanna a quattro anni per Jean-Claude Mas, il manager della Poly implant prothese.
Nel novembre del 2013 il tribunale ha ordinato alla casa madre tedesca e alla sua filiale francese di pagare un maxi risarcimento per i danni causati ad ogni vittima: 1672 donne. Ognuna ha ricevuto tremila euro.

Dice ancora l’avvocato Ambrosio:

“Ma si tratta soltanto di una provvisionale perché il resto dell’ammontare dei danni verrà conteggiato caso per caso, a seconda di quanto patito dalla singola persona. Le Pip possono provocare persino il tumore. La giustizia parte da un corretto risarcimento. Il grosso errore delle Pip è stato il risparmio a tutti i costi, usare silicone industriale il cui prezzo era del 10 percento inferiore agli altri, anche se non era adatto”.

 

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ultimo aggiornamento: 28 Gennaio 2015 13:06


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