Una nuova ondata di frodi digitali colpisce i pagamenti elettronici: POS manomessi e carte bianche permettono ai truffatori di sottrarre 300 euro per volta senza che la vittima sospetti nulla.
La diffusione dei pagamenti digitali ha cambiato il modo in cui saldiamo le transazioni ma, ma negli ultimi mesi in Italia, si sta diffondendo una tipologia di frode capace di aggirare anche le tecnologie più moderne. Si tratta della truffa delle cosiddette carte bianche, tessere anonime che replicano perfettamente i dati delle vere carte, permettendo ai criminali di effettuare transazioni identiche a quelle del legittimo titolare. Il danno medio, secondo le prime analisi, è stimato intorno ai 300 euro per singola operazione. Scopriamo, dunque, di cosa si tratta e come evitare questo tipo di truffa.
Truffa delle carte bianche, come nasce la clonazione e perché è così difficile accorgersene
La frode è attuata mediante lo skimmer, un dispositivo minuscolo e tecnologicamente avanzato che è applicato sui terminali POS o sugli sportelli ATM. Il suo compito è catturare le informazioni archiviate nella banda magnetica o nel chip delle carte, dati che sono poi trasferiti su supporti bianchi privi di qualunque segno identificativo.
Da qui deriva la definizione di carte invisibili, strumenti che – nella pratica – consentono ai truffatori di agire in qualità di utenti veri e autorizzati.
A rendere il quadro ancora più complesso è l‘acquisizione dei codici PIN tramite microcamere o tastiere sovrapposte, elementi quasi impercettibili a occhio nudo.
Secondo quanto riferito dagli inquirenti che seguono da anni questo settore, era venuto fuori che una carta clonata potesse essere utilizzata contemporaneamente in più città senza che il sistema bancario rilevasse anomalie.
Un fenomeno in espansione e un crimine sempre più organizzato
La truffa delle carte bianche è incrementata tra il 15% e il 20%, rispetto all’anno precedente: frode che, nei fatti, fa soprattutto leva sulla diffusione delle tecnologie contactless, che pur restando sicure possono essere esposte all’uso illecito di lettori RFID.
La portata del fenomeno è stata confermata dall’operazione Free Fuel, coordinata dalla procura di Trento, che ha permesso di smantellare una rete specializzata nella clonazione di carte carburante.
Le indagini hanno individuato un sistema capace di replicare decine di tessere in poche ore grazie a vari inserti metallici integrati nelle colonnine, microcamere camuffate e tastiere sovrapposte difficili da distinguere dagli elementi originali.
Il presunto responsabile, indicato come un vero esperto di skimmer, avrebbe rivenduto il carburante sottratto attraverso circuiti nascosti, sfruttando piattaforme anonime e canali del dark web.
