La musica italiana perde Freak Antoni, il leader degli Skiantos e re del rock demenziale anni ’70.

Avrebbe compiuto 60 anni ad aprile Roberto Freak Antoni, il portavoce del gruppo più irriverente della storia del rock: gli Skiantos. Ammalato da tempo si è spento il 12 febbraio a Bentivoglio, vicino alla sua Bologna.

L’ultima sua esibizione in concerto è stato il 29 dicembre scorso all’American Soul di Offida, in provincia di Ascoli Piceno.

Nonostante lottasse da cinque anni contro un tumore all’intestino, non ha mai smesso di salire sul palco e di vivere sempre a pieno ritmo come ha fatto per tutta la vita. La notizia lascia tutto l’ambiente musicale attonito anche perchè si dava quasi per certo una vicina reunion degli Skiantos, dopo le recenti dichiarazione fatte da Fabio Dandy Bestia Testoni, il chitarrista del gruppo.  La separazione era avvenuta il 12 aprile 2012 e Antoni aveva intrapreso un progetto come solista a fianco della compagna, la pianista Alessandra Mostacci.

Con lui Bologna perde un pezzo della sua storia, quella degli anni ’70, della contestazione studentesca, delle radio libere e della fantasia al potere. I concerti degli Skiantos furono l’emblema di una generazione in fermento e il loro stile ironico e surreale li fece diventare un gruppo di culto nel panorama della musica italiana.  La sottile intelligenza di Freak e la sua ironia sempre sul filo della malinconia lo avevano portato a diventare amico di altri grandi bolognesi dell’epoca, da Gianni Celati ad Andrea Pazienza.

Nel 2001 aveva partecipato a Paz!, il film di De Maria dedicato al grande fumettista. Nel 2012 dopo 35 anni di attività avvenne il burrascoso scioglimento con il gruppo, anche se il legame con i suoi compagni di avventura non si era mai realmente interrotto.

Ultimamente si era avvicinato alle pratiche spirituali e alla lettura di Osho, di cui proponeva alcune letture durante i suoi spettacoli. Ne apprezzava il sentimento di lievità verso la morte: “La vita è spesso superficiale e bellissima, noiosa, tragica”, aveva detto poco tempo fa. “Ne siamo dipendenti, succubi. La ricerca di un senso alla nostra esistenza trova compimento solo di fronte alla morte: Osho ci insegna ad entrare in essa danzando, perché la morte, alla fine, non esiste”.

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ultimo aggiornamento: 4 Febbraio 2022 10:10


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