Alexander Shulgin, malato di cancro al fegato, aveva provato su di sè oltre 200 sostanze psicoattive, soprattutto negli anni Sessanta-Settanta. In particolare l’ecstacy fu da lui provata per la prima volta dopo essere stata brevettata sugli animali.

È conosciuto per essere il “Padrino dell’ecstasy” e per aver scoperto, sintetizzato e sperimentato sulla sua pelle più di 200 droghe. Il chimico statunitense Alexander Shulgin è morto per un cancro al fegato. Tra le sostanze psicoattive da lui scoperte c’è anche l’ecstasy. A dare l’annuncio della sua scomparsa è stata la moglie Ann, sottolineando che il marito se ne era andato circondato dall’affetto della famiglia e da “musica buddista”.

Nato nel 1925, figlio di immigrati russi e laureato in chimica a Harvard, Shulgin aveva lavorato per anni alla Dow Chemical Company, una delle più grandi aziende chimiche del mondo. La sperimentazione delle sostanze chimiche inizia a partire dalla fine degli anni ’50, in un piccolo laboratorio domestico. Ma non si trattava sempre di esperimenti solitari: quando gli effetti erano positivi, le sostanze venivano somministrate anche alla moglie e agli amici. Tutto veniva fatto con il beneplacito delle autorità: pur essendo a conoscenza “È un Martini con poche calorie”, così definiva la sostanza. Convinto dei suoi effetti benefici, spinge lo psicologo Leo Zeff a provarla sui suoi pazienti in ambito terapeutico.

L’ecstasy è una delle droghe più diffuse del mondo insieme alla cocaina. Durante la prima guerra mondiale la molecola venne somministrata ai soldati per ridurre la fame, la sete e la paura. Dopo un periodo di oblio fu riportata in auge da Alexander Shulgin che studiò il potenziale impiego in campo psicoterapeutico. Solo qualche anno più tardi si diffuse in tutti gli Stati Uniti e poi nel resto del mondo. In Italia è illegale dal 1988.

Lo stesso Alexander Shulgin aveva detto: “Sono un farmacologo ed un chimico. Ho speso la maggior parte della mia investigazione in età adulta sull’azione delle droghe, come sono state scoperte, cosa sono, cosa fanno, come possono essere d’aiuto o dannose -aveva detto Shulgin-. Ma il mio interesse è posto in qualche modo al di fuori della farmacologia convenzionale, nell’area che ho trovato più appagante e affascinante, quella delle droghe psichedeliche. Gli psichedelici possono essere definiti come composti che non danno luogo a dipendenza fisica, e che alterano temporaneamente lo stato di coscienza di qualcuno -continuava Shulgin-.
 L’opinione prevalente in questo paese è che ci siano droghe che hanno uno stato legale e sono relativamente sicure o che perlomeno hanno un rischio accettabile, mentre altre droghe siano illegali e non hanno nessun posto legittimo nella nostra società. Nonostante questa opinione sia ampiamente condivisa e vigorosamente sostenuta io credo, in tutta onestà, che sia falsa”.

Emanuela Bertolone.

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ultimo aggiornamento: 7 Marzo 2022 9:29


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