Marc Jacobs non ama le polemiche e lo dimostra nell’intervista a Piper: “Dura lasciare LV dopo 16 anni, ma Nicolas Ghesquiére sta facendo un buon lavoro”
Fa scalpore l’intervista rilasciata da Marc Jacobs a Mickey Boardman, reporter di spicco del magazine Piper. L’ex direttore creativo di Louis Vuitton, sostituito dopo sedici anni per far posto a Nicolas Ghesquière, vuota finalmente il sacco sul suo addio alla nota griffe, ma senza fare polemica.
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Il tatto, la signorilità, il buon gusto evidenziati in tanti anni di onorata carriera e di apprezzate sfilate e collezioni sembrano contraddistinguerne anche le dichiarazioni ufficiali.
“La mia sostituzione con Nicolas Ghesquière? È stato difficile vederlo, all’inizio”, spiega lo stilista statunitense. “Credo di essermi sentito molto giù e molto depresso, ma devo dire che mi piace ciò che Nicolas sta facendo. Lo ammiro molto, ho tanto rispetto per lui. Credo che a LV volessero un cambiamento e ciò che hanno realizzato è davvero buono. Sarebbe stato peggio se qualcuno avesse fatto qualcosa di simile a me, però Nicolas fa quello che sa fare ed è molto bello, lo capisco. Non ho problemi con questo”.
Quello che Marc Jacobs proprio non sopporta è la mancanza di puntualità nel fashion system, in particolare durante le grandi kermesse internazionali.
“Non so se sia vero o meno, ma Pierre Bergè e Saint Laurent erano sempre puntuali, e Saint Laurent è sempre stato il mio eroe tra tutti. Mi piace l’idea della precisione – ammette il golden boy della moda a stelle e strisce – Ed è stato divertente perché ho avuto molti problemi per aver cominciato in orario”.
La stima e la venerazione per Saint Laurent sono i tratti distintivi di Marc Jacobs:
“Amo il mondo che Saint Laurent creava e le persone che lo circondavano, con le quali lavorava. Sin da giovane ho sempre sviluppato maggior interesse per la moda europea che non per quella americana, e Saint Laurent è uno di quei nomi che conosco sin da bambino. Certo, da allora ho imparato anche nuovi nomi e ci sono persone che ammiro, ma hanno tutte la stessa cosa in comune. Cominci con niente e poi col il dialogo, le modifiche, le aggiunte, i cambiamenti ci entri sempre più dentro e diventa sempre più interessante. Così ho imparato che anche le cose che non credevo di voler fare possono essere un processo divertente se le tratti nello stesso modo del design”.