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Cristel Carrisi si racconta e svela di avere un legame fortissimo con la mamma Romina Power e di essere uguale e lei in molte cose.
Intervistata da “Gente”, Cristel Carrisi, terza figlia di Al Bano e Romina Power, si racconta e svela i retroscena di un’infanzia vista come la “figlia di Romina Power”.
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Ora Cristel Carrisi è cresciuta ed è una donna di successo: da poco ha lanciato la sua linea di beachwear, che ha come testimonial niente meno che la famosa fashion blogger Chiara Nasti.
Cristel Carrisi assomiglia moltissimo alla mamma Romina Power, sia per il carattere sia per i tratti fisici e del viso.
“A 15 anni mi sedevo davanti allo specchio e accostavo al mio viso una foto di mamma scattata quando aveva la mia età. Guardavo un istante poi chiudevo subito gli occhi. Lei era bellissima. Acerba, ma già intensa ed espressiva. Io portavo l’apparecchio fisso per sistemare i dentoni davanti, ero magrolina con lo sguardo ancora smarrito, da bimba.”
L’autostima di Cristel Carrisi ha iniziato a traballare e sembrava crollare nel baratro, ma poi è stata proprio la mamma Romina Poer e quel paragone con lei a farle cambiare idea e a darle la forza di credere in se stessa.
“Mi vedevo bruttina, mai all’altezza della situazione. E quel paragone con mia mamma non faceva molto bene alla mia autostima, già messa alla prova dall’indifferenza dei ragazzi. Poi, però, il tempo ha migliorato le cose. Ci somigliamo moltissimo, questo mi riempie d’orgoglio. Un aspetto gradevole aiuta sempre, ma è l’anima, la parte interiore, quella cui tengo maggiormente.”
E l’amore? Cristel Carrisiè fidanzata da tre anni con Davor, imprenditore croato, del quale si dice innamoratissima. Che ci sia un matrimonio in vista?
“Siamo legati da tre anni e mezzo e più passa il tempo più siamo innamorati e desiderosi di stare insieme. Il problema è che il nostro è un amore a distanza: io vivo tra Roma e Cellino San Marco, lui fa l’imprenditore a Zagabria, in Croazia. I chilometri che ci separano sono colmati dalle telefonate, dai messaggi, tutti i fine settimana ci raggiungiamo, ma la quotidianità è un’altra cosa. Stiamo pensando che, prima o poi, bisognerà avere un tetto comune.”
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