Buone notizie per l’universo femminile: i sindaci hanno la possibilità di vietare le pubblicità sessiste che ledono la dignità della donna.

Spesso le donne nude, ammiccanti o provocanti sono oggetto e perciò protagoniste di pubblicità sessiste proprio per attirare l’attenzione del pubblico, basti pensare alla stretta e perenne correlazione tra donna e motori.

Ma ora basta pubblicità sessiste! Sono sempre di più i sindaci che dicono no alla pubblicità discriminatoria, l’ultimo caso è quello di Roma dove, da fine agosto, con il nuovo ‘piano cartelloni’ sono stati proibiti gli spot offensivi.

La Capitale segue l’esempio virtuoso di Firenze che nel giugno scorso aveva inasprito le norme contro la discriminazione di genere nella pubblicità, e della città di Ravenna che ha persino inserito nel suo statuto un articolo che promuove la pari dignità di uomo e donna. A Catania invece la provincia ha ordinato la rimozione dalle strade dei manifesti segnalati come offensivi. Ma già Milano, Rimini, Arcore (che ha cercato così di scrollarsi di dosso la nomea di ‘città del bunga bunga’), Genova, Sesto San Giovanni e Galatina avevano promosso iniziative contro la discriminazione nella pubblicità.

A spingere le altre città a dire no alle pubblicità sessiste e violente è stato, scrive La Repubblica, il protocollo per la dignità della donna e la parità di genere siglato a marzo dall’Istituto di autodisciplina pubblicitaria e dall’Anci.

“Un documento che offre a comuni, provincie e regioni alcune linee guida per intervenire in concreto su una questione che periodicamente fa scoppiare polemiche”.

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ultimo aggiornamento: 11 Settembre 2014 18:08


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