I genitori di Kayla Mueller, la volontaria americana in Siria, annunciano la morte della figlia con una lettera: “Distrutti dal dolore vogliamo condividere con voi l’informazione che Kayla ha perso la vita”

La famiglia di Kayla Mueller ha smesso di sperare nel ritorno della figlia. L’Isis pochi giorni fa ha inviato un messaggio con la prova della morte della giovane americana di appena 26 anni che si trovava in Siria come volontaria.

Nel comunicato della famiglia di Kayla si legge:

“Distrutti dal dolore vogliamo condividere con voi l’informazione che Kayla ha perso la vita”.

Poche parole terribili, accompagnate dalla diffusione di una lettera che la volontaria, la quale, pochi giorni prima aveva scritto alla famiglia:

“Anche in prigione si può essere liberi”.

Dopo aver ricevuto la comunicazione i Mueller hanno passato il materiale all’intelligence che, al termine di alcune verifiche, ha concluso che si tratta di una notizia attendibile.

Il presidente Obama, dopo aver definito l’Isis un gruppo «odioso e ripugnante», ha promesso che gli Stati Uniti faranno di tutto per portare i colpevoli davanti alla Giustizia.

E se ora si ha la terribile certezza che Kayla sia morta, resta aperto il mistero su chi abbia ucciso la volontaria americana.

I jihadisti hanno addossato la responsabilità ai raid giordani su Raqqa, una versione però respinta da Washington e Amman, che credono che si stia cercando di nascondere la verità: secondo il Pentagono sarebbero i terroristi ad aver uccico la ragazza. L’intelligence ha aperto un’indagine.

Kayla era stata rapita il 4 agosto del 2013 ad Aleppo, Siria, mentre è in compagnia di un siriano forse il suo compagno.

Li catturano insieme mentre sono in attesa di un bus che li deve riportare in Turchia, dove Kayla lavora nei campi profughi. L’uomo è rilasciato, Kayla rimane nelle mani dei terroristi.

Sperando che possa portare ad una svolta, le autorità chiedono ai media di mantenere il silenzio sulla storia.

Nel maggio del 2014 però la famiglia Mueller riceve un video di Kayla dove appare velata e chiede di fare il possibile. Il 4 luglio le unità speciali lanciano un blitz per liberare gli ostaggi, ma l’Isis li ha spostati qualche giorno prima. Nel posto però vengono trovati i capelli di Kayla. Il 12 luglio i terroristi fissano un ultimatum: vogliono, entro 30 giorni, 5 milioni di euro e la liberazione della terrorista pachistana Aafia Siddiqui. Da qui, la morte della ragazza.

La Casa Bianca ha confermato che vi è ancora un americano prigioniero in Siria. Potrebbe essere Austin Tice, ex marine, giornalista freelance sequestrato nel 2012. Non è chiaro chi lo abbia rapito.

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ultimo aggiornamento: 8 Giugno 2022 11:56


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