Nel nuovo album Vasco viene fuori giovanilista e ironico. Domani sera su Sky Arte alle 21,45 il rocker si racconta a tutto tondo

Su quel palco troppo alto per una conferenza stampa di presentazione del suo ultimo lavoro “Sono innocente” Vasco si confessa: «Sono un po’ eccitato, vivo un po’ isolato, se vedo gente mi agito e perdo il filo». Di politica e di Renzi non vuol parlare, non sapeva nemmeno del pestaggio degli operai della Thyssen e strabuzza gli occhi: «Ditemi voi dove siamo già andati a finire» ma non ha remore nel parlare di “Sono innocente” il suo ultimo album.

Intanto, mai fidarsi di singole canzoni sparse che depistano la lunga strada verso un album, strumento ormai antico e fuori moda ma retaggio indispensabile per un artista che non produca solo francobolli sonori. Con “Sono innocente” Vasco assembla in tredici titoli i tre deja vu di questi mesi, più due vecchie curiosità come Marta piange ancora («l’ho scritta quando avevo 15 anni, girava in rete») e L’ape regina («che è dolce e un po’ sgualdrina»).

Tutti insieme, i pezzi di Vasco compongono un’operina piacevolmente eclettica, dove Dannate Nuvole rappresenta il versante meditabondo e più profondo del Vate di Zocca («Conosco bene il male di vivere, ne sono affetto da sempre», sbotta a un certo punto facendosi serio) ma poi fra ballads amorose o cogitabonde e pezzi rock tirati viene fuori un Vasco spesso surreale, giovanilista, più divertito e ironico, tanto che capita di pensare alla saga del Blasco d’antan, il provinciale maledetto che fingeva di preoccuparsi di quel che pensava la gente, come accade ora in Un duro incontro, dove rocckeggia un bell’attacco di panico di prima mattina; altro stravagante episodio è il valzer-rock Il blues della chitarra sola dove parla al se stesso di tanti anni fa: «…rimpianti tu non ne hai/hai fatto tutto in fretta… un po’ troppo veloce/per una vita sola».

Vasco canta sempre chi conosce meglio, cioè se stesso. Il prologo dell’album, quello che conta e vuol lasciare il segno, è Sono innocente ma… un rockaccione dove assolve la propria storia con approfondito esame di coscienza: «Ho solo qualche multa da pagare/qualche pastiglia e rospo da ingoiare…», e sfida: «Sparatemi ancora… facciamo una prova… vediamo come te la giochi… se cadi come un pollo/o resti in piedi come Rocky»; un altro eroe antico spunta dai tempi remoti, dopo Steve McQueen: «Diciamo che sono sempre rimasto in piedi come Rocky. Cadute sì, ma non da pollo: e mi sono servite».

Ricorda di stare sulla strada da 37 anni, e che questo è l’album numero 17: «Preparatevi che vengo in concerto a casa vostra, stavolta. Faccio il porta a porta»; in realtà il tour estivo di Vasco, fra giugno e luglio, è per ora costituito da 14 date, non più nelle grandi città, ma un viaggio dal nord al sud negli stadi anche minori della penisola.

DONNAGLAMOUR ULTIM'ORA

ultimo aggiornamento: 4 Novembre 2014 11:27


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