Prima Conchita Wurst, adesso suor Cristina: la cantante Emma Marrone se la deve vedere con le icone del “vediamolo strano”. E non può che uscirne maluccio.

Il confronto con Conchita Wurst non è stato da Termopili solo per lei, la brava e bella Emma Marrone. Ma, chiaramente, per tutti i cantanti che hanno partecipato all’Eurovision Song Contest 2014. Molti di loro, infatti, si saranno rivelati anche eccentrici e talentuosi (non tutti, non per tutte le canzoni), ma al cospetto della “donna con la barba” non hanno potuto far altro che appiattirsi sull’etichetta “ordinario/riciclabile/infeltrito”.

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Così anche Emma Marrone, che rappresentava l’Italia alla prestigiosa (e pomposa) manifestazione canora, si è vista travolgere dal fascino magnetico di Conchita. Questione di barba appunto, più che di voce: con tutto il rispetto per le qualità della Conchita-cantante, ha prevalso, in lei per prima, la Conchita- drag queen. Consapevolmente, la Wurst, fu Tom, si è sottoposta al classico “impacchettamento mediatico”, che ne ha fatto felicemente icona di questo, questo e quest’altro: in pratica, di tutti i diritti possibili. Giusto, la storia della cantante barbuta non è inscindibile da certe tematiche; la barba, però, lo sarebbe stata. Tenerla invece su è stato un pugno nello stomaco per tutti, e per questo – per il rimestamento dell’animo che ci ha suscitato (“Ehi, non li vogliamo vedere, ma sono tra noi”) – Conchita è stata premiata.

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Guai a lei, nell’ostica Russia ha sbottato il Cremlino. Quanto all’Italia: noi, in sede di Contest. abbiamo dato il massimo punteggiato a Conchita. L’Italia, insomma, c’è stata! Finché Emma Marrone non torna in patria e, in un’intervista alza il polverone su suor Cristina di “The Voice” invitandola addirittura a dar mostra del suo dono (un’ugola d’oro) non in tv ma in parrocchia, magari a capo di un coro. Scivola di icona in icona, l’ ex cantante di Amici; ed è un peccato, perché di voci come la sua ne girano poche. Ma possiamo comprenderla: Emma Marrone conosce il successo e la fatica di tenerselo stretto. Conchita e Cristina sono le novità in fatto di tendenze, se ne escono mistiche e prepotenti nella loro diversità. Quando invece di Emma Marrone si è parlato e straparlato, relativamente ai suoi slip color oro, alla sua maniera ruvida di porsi: ma, italiani, mi verrebbe da dire, Emma Marrone la conosciamo da un po’. Di cosa si discute? Ricordo che esistono cantanti, ancora oggi osannati, che sono saliti sul palco ubriachi fradici, e tutti: evviva, qui siamo davanti al rock puro!

Emma Marrone non biascica, canta da dea. Che piaccia o non piaccia è altra storia; eppure sì, è scivolata su suor Cristina, impacchettata anch’ella come “fenomeno insolubile” (c’era una volta il Mistero). Se Emma Marrone abbia ragione o meno, importa poco. Perché a colpirmi è altro: ha espresso, lasciando stare le battute specifiche, una diffidenza comunissima tra gli italiani. “Che ci fa lì una suora? Non può evangelizzare dove dovrebbe?” Da ridicola a dolce a illuminata: suor Cristina osa sfruttare nuovi canali, e fa bene. È l’Italia, per la quale una suora in tv che canta è ancora “fenomeno” o “icona”, che mi perplime. Un’Italia che mi sembra sempre attorcigliata a vecchi pregiudizi, ma che c’è. Eccome. Quell’Italia, e qui mi sconvolgo, che poi vota Conchita. Allora, sogno che si faccia avanti una Wurst italiana con i baffi.

A provarci che Emma ha torto, e faccia sì che suor Cristina smetta i panni del fenomeno e assuma soltanto quelli di una libera, moderna e azzeccatissima scelta.

Giovanna Boglietti.

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ultimo aggiornamento: 24 Ottobre 2014 16:26


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