Perché nessuno parla dell’elefante sepolto sotto il Vaticano: ecco la verità

Perché nessuno parla dell’elefante sepolto sotto il Vaticano: ecco la verità

Sapete che in Vaticano è sepolto un elefante albino? No, non è uno scherzo: le sue ossa sono state rinvenute nel 1962.

In pochi sanno che in Vaticano è sepolto un elefante albino che, intorno al 1500, era considerato una specie di star. Perfino artisti come Raffaello Sanzio e Albrecht Dürer lo immortalarono, contribuendo al suo successo, ma per quale motivo il pachiderma si trovava in Italia, o meglio alla corte del Papa?

Perché c’è un elefante sepolto in Vaticano?

Per capire il motivo per cui un elefante albino è stato sepolto in Vaticano dobbiamo tornare indietro al 1500, precisamente al 1514. E’ in questo anno, infatti, che il papa, che all’epoca era Leone X, ricevette un regalo assai particolare da parte del re di Portogallo Manuele I.

Il sovrano, deciso a sorprendere il pontefice con un dono inusuale, pensò bene di far arrivare in Italia Annone, un elefante di quattro anni. L’animale proveniva dall’isola di Ceylon e, oltre ad essere caratterizzato da albinismo, aveva un’altra particolarità: era addestrato a rispondere a comandi in lingua portoghese e indiano.

Manuele I riuscì a stupire Leone X che si innamorò talmente tanto di Annone da arrivare a portarlo con sé durante le processioni e gli eventi pubblici. E’ anche per questo che l’elefante attirò la curiosità delle persone, diventando una specie di star. Perfino artisti come Raffaello Sanzio e Albrecht Dürer vollero omaggiarlo con opere ancora oggi visibili nei musei sparsi in tutto il mondo.

La morte di Annone e la decisione di Papa Leone X

L’elefante albino divenne una specie di mascotte del Papa, ma la sua gloria durò pochi anni. Nel 1516, appena due anni dopo il suo arrivo a Roma, Annone venne colpito da una terribile infezione respiratoria che non gli lasciò scampo. Nonostante le cure dei medici, l’animale non sopravvisse alla malattia. Alla sua morte, Leone X decise di seppellirlo in Vaticano, nel cortile del Belvedere.

La fama del pachiderma durò per un po’, ma con il passare del tempo la storia si confuse con la leggenda. Questo fino al 1962, quando durante alcuni lavori di scavo vennero ritrovate le sue ossa, conferma inequivocabile della sua esistenza.